Dopo avere allestito con successo il vostro primo acquario, è il caso di concentrarsi sulle tecniche di manutenzione che dovete applicare più o meno ogni due settimane. In effetti il primo concetto da identificare riguarda appunto le tempistiche di realizzazione. Molto dipende dalla popolazione che avete inserito, dalle vostre modalità di somministrazione del cibo e dall’efficienza del filtro. Un esame costante dei nitrati presenti potrebbe darvi maggiori delucidazioni riguardo le tempistiche da applicare, ma onestamente l’esperienza mi ha portato a concludere che anche se conducete egregiamente la vasca, comunque ogni due settimane non potete sottrarvi alla manutenzione.
Il mio consiglio quindi è quello di fare manutenzione ogni 15 giorni. La prima cosa di cui dovete dotarvi è sicuramente un secchio per l’acqua di scarto e uno per quella di reintegro. Un sifone in plastica vi aiuterà per bene nella fase di pulizia: lo troverete facilmente in qualsiasi negozio di acquari. Calamite pulisci vetro o raschietto concludono l’assetto.
Procedete con lo spegnimento del reparto luci, della pompa del filtro e del termoriscaldatore. Ricordatevi di farlo altrimenti le apparecchiature nel momento in cui toglierete l’acqua potrebbero danneggiarsi. Inoltre lo spegnimento delle luci concede maggiore sicurezza ai pesci e permette loro di metabolizzare meglio lo stress da manutenzione.
La prima cosa che vi consiglio di fare è controllare il vetro frontale dell’acquario. Nonostante finora non abbiamo parlato delle comparsa delle alghe, molto probabilmente potreste notare in controluce l’inizio di una presenza di alghe verdi unicellulari. Grazie ad una calamitina pulisci vetro, potete esercitare una piccola operazione di pulizia, facendo bene attenzione che tra la calamita e i vetri non esistano corpi duri che al loro trascinamento graffierebbero tutto il vetro. Facilmente potete comandare la calamita posta all’interno dell’acquario, con una delle stesse dimensioni combaciante all’esterno. L’esempio classico è la caduta della porzione interna dell’oggetto che cade nella ghiaia. Non cercate di rialzarla con l’estremità in vostro possesso perché questo può determinare la presenza di qualche sassolino tra le due estremità che graffierebbe il vetro. In verità il mio consiglio è quello di acquistare una calamita galleggiante, che evita quindi la caduta sul fondo della porzione interna e quindi anche problemi come quelli appena descritti. Comunque, effettuata una delicata pulizia del vetro frontale e di quelli laterali, lasciate invece che in quello di fondo crescano un pochino di alghe: queste saranno ottimo cibo per i pesci che se ne nutrono e non rovineranno lo scenario.
Successivamente, immergete la campana del sifone nella vasca e iniziate ad agitare delicatamente il sifone con un movimento dal basso verso l’alto. L’acqua a questo punto verrà risucchiata per il tubicino di plastica fin quando inizierà a sgorgare nell’estremità opposta. Potete tranquillamente riempire il secchio con l’acqua di scarto. Ricordatevi che per effettuare il cambio d’acqua, dovete rimuovere un terzo dei litri totali, quindi se ho un acquario di 60 lt netti, dovrò sostituirne almeno 20.
Una volta azionato il sifone, potete immergere la campana direttamente nel substrato: vi accorgerete che questo vi consentirà di aspirare tutta la sporcizia depositata sul fondo e stratificata col tempo. Se posso darvi un consiglio, non esagerate nell’affondo, poiché non solo rischiate di far venire a galla il terriccio fertilizzante, ma soprattutto rischiate di distruggere delle colonie batteriche che comunque si formano nel fondo del vostro acquario. Immergete quindi nel substrato la campana del sifone di un paio di centimetri, e non fino in fondo al vetro di base. Applicate la sifonatura nelle zone dove questa risulta possibile: se non erro inizierete a vedere l’acqua del vostro secchio scurirsi sempre di più. Arrivati ai venti litri necessari, potete interrompere l’attività del sifone semplicemente tirandolo via dall’acqua. Non gettate via l’acqua raccolta: forse non tutti sanno che essa rappresenta un ottimo fertilizzante per le piante del vostro appartamento o della vostra casa. In realtà va benissimo anche per quelle di giardino: ricordatevi che l’acqua è un bene prezioso e quindi sebbene l’acquariofilia sia un hobby, non è detto che debba essere fatto in maniera scellerata. Riutilizzare l’acqua del vostro acquario contribuisce a chiudere un cerchio di utilizzo di questo bene prezioso e vi consiglio vivamente di farlo.
A questo punto tocca determinare il reintegro. Utilizzate il secchio adibito a questo scopo: sottolineo ancora una volta che nessun altro liquido eccetto l’acqua deve essere venuto a contatto con esso. Riempitelo a seconda delle vostre esigenze, nel caso specifico i 20 lt di ricambio. In realtà vi consiglio di includere qualche litro in più, poiché se siete stati attenti osservatori, vi sarete accorti che il livello dell’acqua nella vasca era diminuito rispetto alle condizioni di partenza. Questo è dovuto ad un normale fenomeno di evaporazione a cui l’acqua è soggetta, grazie al calore sia del termoriscaldatore che dell’impianto delle luci. Quindi qualche litro in più nella preparazione dell’acqua, vi consentirà di ripristinare alla massima portata il livello dell’acqua.
Molti consigliano di preparare l’acqua almeno ventiquattro ore prima e lasciarla decantare nel secchio in modo che alcune sostanze evaporino e i metalli pesanti si conservino sul fondo. Onestamente non ho mai avuto queste accortezze: molto più sinceramente confesso di aver preparato l’acqua nel giorno stesso della manutenzione semplicemente aggiungendo la corretta dose di biocondizionatore per eliminare le sostanze nocive.
Appena conclusa la preparazione non vi resta che versare l’acqua nella vasca. Di solito utilizzo un piccolo recipiente per farlo, e cerco di indirizzare il getto su una pietra o comunque ad una distanza tale che non generi buche nel substrato. Il fatto di utilizzare piccoli recipienti in realtà è una scelta studiata: i pesci avranno il tempo di abituarsi pian piano alle diverse temperature che fornite. In realtà i più attenti acquistano anche un secondo termoriscaldatore e lo inseriscono nel secchio per avere la certezza che non creeranno sbalzi termici durante il reintegro dell’acqua. E’ sicuramente un’ottima soluzione, ma credo che possiate facilmente dosare un’acqua tiepida nel secchio per poi versarla pian piano: ho fatto sempre così e non ho mai avuto problemi. Certo, molto dipende dai pesci che avete in vasca, ma siete alle prime esperienze e quindi vi consiglio pesci resistenti. Vedrete che l’inserimento graduale non determinerà grossi sbalzi (potete osservare il vostro termometro che ve ne darà conferma) e soprattutto una volta raggiunto il livello minimo di utilizzo del termoriscaldatore, potrete azionarlo per recuperare subito i gradi di differenza.
Sicuramente, il discorso del cambio d’acqua può essere un problema nel caso di vasche con litraggio superiore alla media. In effetti la fatica di spostare molti litri di acqua non si avverte tanto nella fase di pulizia, in quanto l’azione del sifone è abbastanza agevole e sistematica, quanto invece nella procedura di reintegro. In questo caso utilizzare un piccolo recipiente per prelevare acqua dal secchio o da una tanica può comportare tempi lunghissimi. Se posso, vi suggerisco candidamente di fare un ulteriore sforzetto economico ed acquistare una seconda pompa di ricircolo: posizionata sul fondo del secchio o all’interno della tanica, una volta azionata farà tutto il lavoro al posto vostro. Abbiate solo l’accortezza di scegliere un modello che sia abbastanza potente da permettere all’acqua di coprire determinate distanze e vincere pendenze. Inoltre, dotatevi di un buon tubo di gomma che sia funzionale come collegamento alla pompa. Quando l’acqua nel secchio sta per finire, potete togliere la presa della corrente onde evitare che la pompa girando a vuoto si bruci. Una volta preparato il secondo secchio potete reiniziare il procedimento da capo. Vi assicuro che ho testato personalmente questa procedura sul mio acquario di 180 litri, con cambi bisettimanali di 60 litri, e oltre ad una schiena meno affaticata, ho risparmiato molto tempo.
Ora dovete però occuparvi del filtro, l’unica manutenzione che dovete applicare riguarda i materiali di filtraggio meccanico. Nel caso del filtro interno, se avete letto con attenzione la guida di allestimento, vi ho consigliato di dividere il batuffolo di lana di perlon in due. Questa semplice accortezza vi consente ora di tirare via quello più superficiale, che apparirà quasi intasato da sporcizia varia, e sostituirlo con uno nuovo. Ma fate attenzione, perché il nuovo batuffolo deve essere disposto in basso, mentre il secondo, originariamente collocato in basso, dovete collocarlo in superficie. Questa manovra concederà la possibilità al nuovo batuffolo di maturare, mentre in superficie la presenza del secondo già incluso da due settimane, aiuterà a mantenere la popolazione batterica senza grossi sacrifici. Cercate di svolgere queste operazioni con luce bassa, perché molti batteri del filtro possono facilmente essere decimati da luce intensa.
Per quanto riguarda invece i materiali di filtraggio biologico, evitate di toccarli almeno per un anno, quando applicherete una manutenzione più approfondita di tutto il filtro. L’importate è che acquisite come modus operandi, il fatto di utilizzare solo l’acqua dell’acquario per sciacquare i materiali filtrati, siano essi meccanici che biologici. Questo, sempre perché l’acqua del rubinetto rischierebbe di uccidere tutte le colonie batteriche insediate, a causa delle sostanze nocive contenute.
Nel caso del filtro esterno, invece, vi toccherà rimuovere il coperchio della pompa ed agire sulle spugne filtranti. In questo caso applicherete alla lettera proprio quello che vi ho appena consigliato: lascerete il secchio dell’acqua di scarto a disposizione per sciacquare le spugne intasate dai rifiuti per poi rimetterle al proprio posto.
Ricordatevi, che almeno per il primo anno di vita della vasca, è bene reintegrare in occasione della manutenzione periodica, una dose di batteri direttamente nel materiale filtrante. Questo andrà a compensare la perdita di colonie batteriche dovuta alle operazioni di manutenzione.
In realtà, sia nel caso del filtro esterno che di quello interno, vi consiglio di attuare questa operazione di pulizia del materiale meccanico anche più a lungo dei 15 giorni: secondo me potete effettuarla anche una volta al mese, quindi ogni due manutenzioni e ovvero in concomitanza con la seconda.
Sistemato anche il filtro e riattivato il getto d’acqua potete tranquillamente riattivare anche il reparto luci e il vostro acquario riprenderà tranquillamente la sua vita, ma con molti nitrati in meno!
Ovviamente, nella realtà la manutenzione di un acquario può essere anche molto più complessa di come l’ho prospettata. Dovete prendere in considerazione la potatura delle piante, per la quale vi rimando alla sezione apposita del sito, il controllo costante del corretto funzionamento delle attrezzature utilizzate, e la salute dei pesci. Molto infatti, dipende da ciò che utilizzate: un sistema di erogazione della co2 vorrà la sua giusta manutenzione, così come un ph metro con sonda che necessita di essere tarato ogni due mesi o giù di lì. L’utilizzo di un impianto ad osmosi genera altrettante cure e sostituzioni. Quindi come vedete molto dipende dal tipo di acquario che si vuole realizzare e soprattutto dal modo in cui lo si desidera fare. Tuttavia, non voglio assolutamente scoraggiarvi: nella maggior parte dei casi il tutto si risolve in poco tempo e qualche spesa aggiuntiva. Ma credo che non sia il caso di sottovalutare anche il fatto che per voi dedicare il tempo libero alla propria vasca è un piacere: in fondo è il vostro hobby. Quindi non fatevi mancare mai tre cose preziosissime nel vostro cammino acquariofilo, cioè il tempo, la passione e la pazienza. Con loro al vostro fianco vedrete che avrete sempre successo.