In questa guida spieghiamo come allestire un acquaterrario.
Il contenitore
Molti dei discorsi fatti a proposito delle vasche per gli acquari valgono per i contenitori degli acquaterrari, anche se questi ultimi presentano diversità di organizzazione talvolta notevoli. Ciò dipende in massima parte dalla taglia degli anfibi che vogliamo allevare. Si intende che se tali animali di abitudini anfibie (cioè le specie adatte all’acquaterrario) sono di piccola taglia, abituati a trascorrere molto tempo in acqua e con respirazione branchiale, il contenitore sarà assai simile alla vasca di un acquario, costruito con gli stessi materiali, tenendo però sempre presente che, per quanto acquicoli siano i minuscoli ospiti da alloggiare, si tratta pur sempre di anfibi, e cioè di esseri che di tanto in tanto sentono la necessità di risalire sul terreno a respirare fuori dal liquido elemento.
Parliamo allora, sempre nel caso di piccoli esemplari, di acquari « insulati », cioè provvisti di piccole o grandi isole emergenti, che equilibrino in modo adatto le esigenze degli ospiti.
Se invece nel contenitore devono trovare alloggio anche specie a respirazione polmonare, ma di abitudini acquatiche, il fondo del contenitore deve accogliere pochi centimetri di acqua, in modo che gli animali, come, ad esempio, certe piccole tartarughe, pur rimanendo in parte immersi, possono stare con la testa alla superficie e respirare liberamente.
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Questi stessi animali, oltre che di un basso livello d’acqua, hanno bisogno che tra questa e l’esterno vi sia un alto strato d’aria e il tutto non sia coperto con una lastra di vetro come si fa negli acquari, altrimenti si verificherebbe il pericolo di eccessivo accumulo di anidride carbonica tra l’acqua e la chiusura. La nostra vasca dunque, che a prima vista tanto assomigliava a un acquario per pesci, mostrerà forti differenze e avrà, invece di un vetro di chiusura, una reticella metallica sottile che aderisca bene all’orlo della vasca stessa.
Vi è poi un’altra considerazione di non lieve importanza: raramente i pesci contenuti in un acquario assumono dimensioni tali da esigere un mutamento di vasca: vi sono invece, nel caso presente, sempre per portare l’esempio delle tartarughe, esemplari che crescono molto. La vasca, di conseguenza, anche se dedicata inizialmente a tartarughine, piccoli anfibi o a rane, non dovrà avere mai dimensioni inferiori ai 100 cm, meglio più che meno.
Dato che in tali contenitori la pressione dell’acqua non raggiunge i valori di quella degli acquari pieni, le lastre di vetro potranno essere più sottili e, quindi, più economiche. Il grandissimo problema di installazioni di tal genere è sempre però quello della pulizia: non si tratta qui soltanto di mantenere le acque limpide, ma di rimuovere deiezioni e rifiuti in notevoli quantità, per evitare infezioni agli animali e spettacoli poco piacevoli a chi guarda. In vista di tale inconveniente si potrà sistemare a uno degli spigoli inferiori, nella lastra metallica che fa da fondo, un rubinetto per lo scolo dell’acqua il cui diametro permetta anche il passaggio dei rifiuti senza intasarsi. Il rubinetto va applicato in modo tecnicamente perfetto, in modo che il suo sbocco coincida esattamente con la superficie del pavimento e la manopola resti all’esterno.
Certi impianti hanno perfino il pavimento inclinato lievemente verso questo scolo, per facilitare l’evacuazione delle acque sporche.
Inferiormente, fuori del contenitore, il rubinetto si continuerà con un tubo di gomma avviato a un comune scarico domestico.
Il cambio dell’acqua può anche avvenire per mezzo di un altro rubinetto posto nell’alto della vasca che, a tempo e luogo, permetta il nuovo rifornimento.
In questo caso vale quanto si è detto per i pesci: bisogna evitare che la temperatura dell’acqua immessa sia più fredda di quella contenuta per non provocare sofferenze e spesso perdite di animali. A questo inconveniente si può ovviare usando i più diversi metodi di miscelazione.
Fondali e particolari d’ambiente
Come ormai il lettore avrà capito, qui non si tratta più di un lavoro di fantasia e di ornamento, in cui le condizioni ambientali possono essere mantenute efficienti senza alcun danno per l’estetica. L’acquaterrario è assai meno « bello » (dal punto di vista ornamentale) di una vasca di pesci esotici, ma in un certo senso, esso è assai più interessante, sia per colui che lo costruisce, sia per chi lo contempla, in quanto i suoi abitanti possono appartenere a generi, specie e addirittura ordini diversi e offrire così un panorama di vita esotica vario e appassionante.
Tra i sacrifici più grandi che possono richiedersi a un amatore forse quello del fondale è il più importante, in quanto l’acquaterrario non richiede la ricca panoramica di piante necessarie all’acquario.
Questa privazione è soprattutto richiesta dalle norme igieniche, poiché l’accumularsi dei detriti è già di per sé importante e l’aggiungersi di resti vegetali aggraverebbe la situazione. Qualcuno propone tuttavia l’immissione nel contenitore di un tronchetto su cui si possano disporre poche piante, preferibilmente rampicanti, e non ingombranti quando si debba ripulire la vasca.
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Comunque, qualche concessione si può fare anche all’acquaterrario con l’immissione di piante delle zone temperate, muschi, felci, edera, pervinche, il calamo, l’erba sagittaria, il cui scopo sarà, soprattutto, di mascherare in qualche modo il terreno e gli ammassi rocciosi.
Abbiamo parlato di acquario « insulato », che è un altro modo di denominare l’acquaterrario. Si tratta, infatti, di disporre, emergenti dal fondo d’acqua, piccole « isole » dove gli anfibi o altre specie possano arrampicarsi all’asciutto e godere del sole e del riposo.
Anche queste isole, naturalmente, dipendono dalla taglia e dal numero degli ospiti prescelti. Se si tratta della vasca più piccola di cui abbiamo parlato, esse possono essere costituite da zolle di sughero galleggianti, ma se si tratta di acquaterrari che ospitano anfibi, tartarughe o altri acquatici di notevole mole e robustezza bisognerà ricorrere a isole di roccia vera o di cemento, dai fianchi inclinati e ruvidi per permettere l’arrampicamento, ma dalla sommità piatta.
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Il sughero può avere la sua parte in questa disposizione dell’ambiente, anche come materiale per la costruzione di ponticelli ben fissati alle pareti e molto robusti, così da evitare crolli dovuti a urti troppo violenti. Questi ponticelli, comunque, saranno assai più pratici se costruiti in pietra o cemento e non solo serviranno da isola per una risalita in superficie, ma, al di sotto del loro arco, costituiranno ottimi nascondigli e rifugi per alcuni animali che preferiscono nascondersi.
Uno dei « rifugi » che uniscono la praticità ad una forma di abbellimento è la disposizione in un angolo del contenitore di un tronchetto di albero munito di radici, ma ben assicurato al fondo.
Per quello che riguarda i particolari ambientali bisogna aggiungere, a quelli generali già forniti, alcuni consigli riservati agli allevatori che desiderino mantenere nei loro acquaterrari alcune specie di grandi dimensioni, come, ad esempio, grossi rettili del tipo dei coccodrillini, o anche anfibi di notevole taglia. Sarà bene, in questi casi, separare la parte del contenitore destinato all’acqua da quella all’asciutto.
Si tratta di una sorta di parete divisoria costituita da una lastra di vetro situata al di sopra del livello dell’acqua, trattenuta da listelli metallici a modo di mensola, e disposta in modo che vi si possa giungere per un cammino in pendio. È un lavoro artigianale, il cui disegno può variare a seconda della pratica o del desiderio dei realizzatori, ma che permetterà di ottenere acquaterrari di grandissime dimensioni e ospitare esemplari d’eccezione.
Naturalmente sulla lastra di vetro che separa dall’acqua la zona asciutta andrà disposta una sorta di piattaforma in legno ricoperta di terra o di ghiaia. Ambedue i settori dovranno possedere il loro rubinetto di scarico, soprattutto negli impianti maggiori.
La collocazione dell’acquaterrario, come ben si comprende, sarà assai diversa da quella dell’acquario: esso va sistemato nelle condizioni ottimali di luce e di calore, ma sempre dove non possa arrecare danno a pavimenti, tappeti, mobili, ecc. e soprattutto dove l’aerazione dei locali sia tale da eliminare le sia pur lievi tracce di odore che tali installazioni inevitabilmente emanano.
Alcune tavolette e listelli di legno, della rete metallica ed un telo di plastica sono i semplici materiali con i quali si può allestire su un balcone o nell’angolo di un giardino un acqua-terrario che nulla ha da invidiare alle versioni più sofisticate di contenitori in commercio.
L’assonometria mostra una vista d’insieme, la sezione come deve essere realizzato il manufatto e come vanno disposte le piante. Si comincia con il costruire una cassetta rettangolare dimensionata secondo le disponibilità di spazio (le misure segnate, in centimetri, sono indicative) e al suo interno si creano dei gradini con tavolette di legno o con altri materiali come laterizi forati, blocchi di polistirolo espanso, ecc. L’impermeabilizzazione della vasca si ottiene con un telo di plastica morbido e non troppo sottile, di dimensioni tali da ricoprire tutte le pareti interne della cassetta; in corrispondenza degli spigoli occorrerà effettuare pieghe e sovrapposizioni e la pressione dell’acqua assicurerà poi una perfetta aderenza del telo al fondo e alle pareti. Si passa poi alla realizzazione della sovrastruttura in listelli di legno e rete metallica, con uno o due sportelli sistemati anteriormente o sui lati, facendo attenzione a non forare la plastica. Al posto della rete metallica si possono usare su uno o più lati fogli di plastica rigida trasparente.
Una volta ultimato e verniciato il contenitore, si passa all’arredo. Le piante devono essere collocate con i propri vasi come mostra la sezione: quelle esclusivamente acquatiche più in basso, quindi quelle palustri, semisommerse e quelle più diverse in alto. Tra i vasi andranno poi sistemate zolle erbose, ciottoli e muschio in modo da chiudere gli intersizi e dare una pendenza continua alla zona emersa per facilitare i movimenti degli animali. A questo punto non resta che riempire la vasca di acqua e immettere gli animali: pesci rossi o di stagno, tritoni, rane, tartarughe acquatiche, rospi, raganelle.
Apparecchiature tecniche
Le apparecchiature strettamente tecniche necessarie all’acquario sono notevolmente modificate e semplificate nel caso dell’acquaterrario. L’aerazione a mezzo di filtro non è più strettamente indispensabile tranne per alcune specie di anfibi, ad esempio, i Protei di cui parleremo in seguito. Il filtraggio dell’acqua anch’esso è ancor meno necessario ma va sostituito con un frequente cambiamento dell’acqua stessa. Necessario, e talvolta indispensabile, è il riscaldamento, per il quale si può ricorrere ai mezzi tecnici usati per l’acquario, evitando però, per quanto è possibile, quelli a termostato, perché l’attività e la taglia degli animali dell’acquaterrario potrebbero guastare i termometri, con relativi inconvenienti per la temperatura ambiente.
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D’altra parte non è necessaria nell’impianto una temperatura costante dell’acqua. Esistono mezzi tecnici che permettono una graduazione esatta di tale temperatura, a seconda delle variazione esterne, ma, in genere, basta l’applicazione di un quadrante sui comuni radiatori.
Un’ultima parola sull’acqua, questione che presenta i problemi biochimici dell’acquario. Al contrario di questi, gli impianti dell’acquaterrario chiedono un tasso calcico alto che arreca giovamento allo sviluppo osseo degli anfibi e dei rettili.