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L’acquario marino non è certo da consigliarsi agli amatori principianti: esso presenta alcuni problemi più complessi di organizzazione e di mantenimento, nonché una diversa valutazione delle specie ospitate, della loro alimentazione e della loro salute.
Quando uno di noi abbia ottenuto un pieno e sicuro successo con un acquario d’acqua dolce e soprattutto abbia imparato ad occuparsene non da dilettante ma da vero amatore ed abbia raggiunto quelle conoscenze sempre indispensabili in questo campo, potrà senz’altro cimentarsi nella costruzione e nella manutenzione di un acquario in cui l’acqua abbia gli stessi valori chimici ed equilibri di quella marina e gli ospiti provengano direttamente dall’oceano, anche se si tratta di esemplari lontani ed esotici.
Come al solito, noi ci occuperemo qui di installazioni di dimensioni ridotte, vorremmo dire domestiche, e certamente non di quelle scientifiche da laboratorio, ed esamineremo i problemi in dettaglio.
La vasca
il primo e non meno importante dei problemi, in quanto un acquario marino richiede vasche di dimensioni il più possibile vaste, armonizzate accuratamente col numero di pesci che si intendono raccogliere. A questo si aggiunge il fatto che i pesci di mare hanno talvolta un accrescimento maggiore di quelli di acqua dolce così che si deve essere preparati in anticipo ad ogni evenienza.
Il fatto della salinità dell’acqua esclude a priori parti metalliche che ne possono essere corrose: ci si deve rivolgere quindi a vasche con pareti di vetro saldate tra loro da uno speciale mastice al silicone che si trova in commercio sotto varie marche. Alcuni usano anche vasche con strutture portanti di acciaio inossidabile, coi bordi spalmati dallo stesso mastice e preparate precedentemente con bagni di forte salinità. Ogni sorta di detergenti deve essere scartata dalle pulizie di tutti i recipienti.
Vi sono anche coloro che usano vasche di materiale plastico, sempre sconsigliabili perché sono, a lungo andare, tossiche, mentre recipienti di plexiglas sarebbero buoni se non deformassero la visione e non avessero un alto costo.
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L’acqua
L’acqua da fornire a questo tipo di acquario può essere, naturalmente, acqua marina quando lo permetta la vicinanza del mare, ma è ormai invalso l’uso di fabbricare artificialmente un liquido che ne abbia tutte le caratteristiche usando sali speciali che non offrono difficoltà di spesa e di rifornimento.
Nel caso di questi sali sintetici, essi vanno sciolti nell’acqua dolce di cui la vasca sarà già piena fino a raggiungere l’essenziale di salinità di 1,025. Del resto ogni preparazione commerciale di detti sali reca le istruzioni del caso.
Naturalmente sia l’acqua marina che quella sintetica vanno liberate da ogni sostanza inquinante o impurità, filtrate con cura e trasportate in recipienti rigidi. La densità e il peso specifico di tali acque vanno graduati sotto la supervisione di un esperto e la sostituzione di quella parte dell’acqua che evapora va fatta esclusivamente con acqua dolce, per non concentrarne eccessivamente la salinità.
Esistono in commercio piccoli idrometri che misurano appunto la densità e anche, per mezzo di un termometro incorporato, la temperatura dell’acqua.
Il pH, cioè il grado di alcalinità o acidità, dovrebbe accostarsi al valore di 8,2 ed è molto importante conoscere questo dato nel caso di trasferimento dei pesci da un recipiente all’altro.
Questi trasferimenti vanno effettuati mescolando a lunghi intervalli, nel recipiente, acqua « vecchia » con acqua « nuova », così che i pesci non subiscano shock da mutamenti troppo bruschi.
La temperatura nell’acquario marino dovrebbe essere mantenuta fra 22 e 27°C, sempre senza sbalzi, curando nel frattempo un’abbondante ossigenazione attraverso una pompa che possa essere rapidamente sostituita in caso di interruzione del funzionamento.
I filtri
Il più pratico dei filtri in un acquario marino è una lastra di plastica perforata da porre sul fondo della vasca, al di sotto della sabbia. Questa lastra sarà munita di due tubi: uno stretto da cui l’aria discende per risalire poi per il secondo tubo più largo, trascinando con sé una corrente di acqua che discende sulla sabbia e quindi ancora nel filtro per sostituire il liquido risalito.
Lo strato di sabbia sul fondo trattiene le impurità dell’acqua così che, dopo qualche tempo, intorno ai suoi granelli superficiali si accumulano i batteri i quali poi, infiltrandosi negli strati più profondi, provvedono all’ossidazione dei detriti. In tal modo l’acqua circola, si filtra e si arricchisce di ossigeno prevenendo il ristagno di bolle gassose sul fondo. La depurazione si potrebbe ottenere anche mediante un filtro esterno, come per gli acquari d’acqua dolce provvisto di lana di vetro o carbone attivo. Questo filtro, tuttavia, va fatto funzionare nei primi tempi a intervalli molto distanziati e per periodi sempre più lunghi per evitare che si producano alterazioni nel liquido.
I filtri interni possono essere costituiti da un motorino elettrico per pompare e agitare l’acqua e dai dispositivi di cui abbiamo già precedentemente parlato.
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Fondo e decorazione
Affrontando questo argomento, dobbiamo ripetere quanto già detto per l’acquario d’acqua dolce, che, cioè, non ci deve guidare il solo scopo ornamentale, ma soprattutto quello di creare un ambiente in cui organismi marini possano trovare quello che più si avvicina alle loro condizioni di vita. Non è solo un obbligo verso i nostri ospiti, ma la garanzia di ottenere un’installazione sana, bella a vedersi, istruttiva e interessante in ogni suo aspetto. Più delle piante e dei pesci dell’acquario comune, gli organismi viventi che immettiamo nell’acquario marino hanno queste necessità: essi provengono da un ambiente infinitamente più grande e complesso quale è il mare o gli oceani e quindi la nostra « finestra » deve essere adeguata a questa origine.
Cominciamo con il fondo. La sabbia per il fondo va accuratamente scelta: deve essere sottile e non troppo granulosa per assorbire i detriti ma non sciupare i pesci. La stessa sabbia di mare non è sempre adatta e assai spesso è carica di impurità. Il fondo ideale potrà essere una fine sabbia di quarzo cosparsa di gusci di conchiglie macinate, materiale che si trova in commercio. Il tutto, naturalmente, va ripulito e lavato prima di essere adagiato sul fondo.
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Su questa base si dovranno impiantare gli elementi decorativi che nel contempo, potranno servire da rifugio o da luogo di riproduzione dei pesci. Tra questi, ad esempio, trova posto il corallo non tinto e accuratamente ripulito (bollito) per liberarlo di ogni microrganismo in esso nascosto.
Prima di sistemare i rami di corallo sul fondo sarà bene tenerli ancora per qualche giorno in acqua limpida.
Ricordando che il corallo si presta molto bene ad offrire un luogo di riposo per i pesci, converrà scegliere quelle specie che per la loro forma si prestino ad accoglierli, ad esempio il corallo lattuga dell’Atlantico, il corallo cervello o il corallo corno di cervo, tutti bellissimi e degni di fare da sfondo ad una popolazione preziosa ed esotica. Il corallo rosso è bellissimo ma si sporca facilmente. La necessità di mantenere pulitissimi questi ricoveri fa dubitare dell’utilità delle conchiglie marine intere da porre sul fondo: meglio disporne alcune spezzate che non abbiano anfratti in cui si depositino i detriti.
A questo punto dobbiamo ricordare, sebbene non rientrino del tutto nelle nostre simpatie, le pianticelle o le conchiglie artificiali di plastica, consigliabili solo se la decorazione risulta armonica e non volgare e se la plastica con cui tali ornamenti sono confezionati non è colorata con materie nocive.
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Sistemazione e manutenzione dell’acquario marino
Più di ogni altro impianto, l’acquario marino ha bisogno di un avviamento per gradi, di una sorta di rodaggio che impedirà brutte sorprese quando vi siano stati immessi tutti i pesci.
Il funzionamento graduale dei filtri, lo stabilirsi dell’equilibrio chimico nell’acquario sono indispensabili e in questo caso la fretta è una cattiva consigliera. Non appena il buon funzionamento sia stato accertato si potranno immettere alcuni pesci e dare loro il cibo. I residui di questo cadono sul fondo e vengono nella maggior parte dei casi totalmente decomposti dai batteri aerobici. Lo stesso avviene per le deiezioni. In un primo periodo di funzionamento tutti questi residui sono ricchi di ammoniaca che si trasforma in nitrati e nitriti, sostanze che sono dannosissime a certe specie di pesci.
Conviene quindi immettere nell’acquario nuovo quelle specie che tollerano agevolmente un ambiente ricco di ammoniaca, in attesa che questo primo ciclo chimico-biologico si concluda. Solo allora si potranno rimuovere i primi pesci e sostituirli con quelli di maggior bellezza e delicatezza.
Altro problema è costituito dalla collocazione dell’acquario, al riparo delle correnti e dalla luce diretta del sole, specialmente nella stagione calda. Comunque se la luce solare troppo diretta o prolungata può influire sfavorevolmente sulla temperatura dell’acqua, un’irradiazione moderata favorisce la crescita delle piccole alghe che alcuni pesci mangiano volentieri.
Si raccomanda, infine, di evitare agli ospiti dell’acquario le scosse dovute a vibrazioni troppo forti d’ogni genere, all’accensione improvvisa e ripetuta di luci e, come consiglio, si suggerisce di scegliere prima le specie e il numero di esemplari desiderati, immettendoli poi delicatamente tutti in una sola volta.
Spesso un pesce isolato, giungendo ultimo o solo, può creare incompatibilità di vario genere nel branco degli altri.