Indice
La parola « acquario » è usata in senso generale per tutti quegli impianti, destinati ad accogliere una fauna acquatica di varie dimensioni, di diversa collocazione e di multipla popolazione, che vanno dal grazioso contenitore ornamentale, vivo di colori e di scenografia in miniatura, alle gigantesche installazioni che ripetono in misura circoscritta gli ambienti marini e oceanici.
Non è neppure sbagliato, in ultima analisi, definire acquari le grandi vasche in cemento usate in piscicoltura o i provvisori depositi di pesci tenuti in vita per invogliare i buongustai a cibarsene nei ristoranti ben forniti.
Comunque, il nostro scopo ha caratteri ben delimitati: la creazione di un ambiente adatto ad essere mantenuto nell’ambito delle nostre case ma che risponda in ogni particolare a tutte le esigenze degli ospiti che verranno a popolarlo, poiché l’acqua non è solo l’elemento necessario alla vita dei pesci e di altri organismi che potremo scegliere, ma solo un elemento di quel complesso di condizioni e di apporti necessario alla loro vita.
In linea generale divideremo gli acquari in: acquari di acqua dolce, che possono, come si vedrà, essere « temperati » o « caldi », e in acquari marini. Di solito si è portati a non attribuire grande diversità a questi ambienti; nella realtà vi sono caratteristiche peculiari agli uni e agli altri che descriveremo più dettagliatamente in seguito.
Cominceremo ovviamente con l’acquario comune di acqua dolce, che deve rispondere a criteri tecnici assai precisi e che ci sforzeremo di indicare con la massima chiarezza.
La forma
Praticamente è possibile costruire acquari diversi per forme, per collocazione, per esposizione. Vi sono acquari sistemati semplicemente su di un tavolo, o incastrati nel vano apposito di un mobile, o montati su supporti o cavalletti metalllici. Se queste disposizioni sono realizzate a ragion veduta e non seguendo soltanto le norme di un arredamento o di una moda e, soprattutto, se la collocazione non avviene su televisori e apparecchi radio, tutte le soluzioni possono essere valide. Comunque, per quanto riguarda la forma, escludendo a priori quella a sfera, che offre all’acqua il minor contatto con l’aria, che è difficile da pulire e che deforma la visione dei pesci all’interno, la forma a parallelepipedo rettangolare è ormai quella universalmente accettata, e si raccomanda di preferire un contenitore più largo che alto e di forma allungata. Questo recipiente offrirà la possibilità di aerare ampiamente l’acqua contenuta senza aggravare eccessivamente la pressione cui sono sottoposti i pesci contenuti.
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Le dimensioni
La grandezza di un acquario non è mai eccessiva, quali e quante siano le specie ospitate: ciò permette una maggiore ossigenazione, una migliore diffusione della luce, una temperatura più uniforme, un più largo campo ai fenomeni chimici che vi avvengono e, infine, una vita più attiva alle piante che, come vedremo, sono una necessità, piuttosto che un abbellimento, in ogni acquario. Naturalmente questa grandezza è anche subordinata alla mole e all’attività delle specie prescelte.
Le dimensioni di un acquario medio, in linea generale, vanno da una base di 50 X 25 cm con un’altezza di 10 cm, a una base di 120 X 45 cm con un’altezza di 50 cm.
Ricordiamo inoltre che è sempre consigliabile coprire il contenitore con una lastra di vetro robusto, che debordi di almeno un centimetro e che sia soltanto posato sulla vasca, curando di lasciare un margine di almeno 3-4 cm tra esso e il livello dell’acqua. Ciò serve ad evitare che cadano nell’interno polvere e insetti, o che qualcuno dei pesci contenuti salti fuori con un balzo. Resta inteso che su questa lastra non vanno poggiati gingilli o oggetti di alcun genere.
Il materiale
Tra le strutture moderne, la vasca tutta in vetro al silicone è fra le più frequenti.
Gli acquari oggi in commercio sono quindi tutti costituiti da lastre di vetro con intelaiatura metallica formata da strisce saldate fra loro, a sezione angolare, in modo che, in caso di rottura, sia possibile sostituire le lastre di vetro e, nello stesso tempo, queste siano sostenute nel sopportare la pressione dell’acqua interna. Tale intelaiatura è preferibile sia di acciaio inossidabile o di ottone cromato e il recipiente verrà reso perfettamente stagno da una rifinitura di mastice al silicone.
Il fondo è costituito da un vetro molto spesso o, meglio, da una piastra di lamiera di ferro, su cui si potrà sovrapporre il vetro. Negli acquari più grandi si può usare anche un vetro con rete metallica incorporata.
L’acquario non deve mai poggiare dì piatto su di una superficie liscia: si può interporre un feltro o qualche listello di legno che tenga il contenitore leggermente sollevato. Ciò è inutile, naturalmente, nel caso di acquari montati su cavalletti.
Lo spessore delle lastre che compongono le pareti varia naturalmente a seconda delle dimensioni ed è auspicabile che siano di cristallo o di mezzo cristallo sia per sostenere la pressione interna, sia per evitare che le vibrazioni esterne (passaggio di autocarri, tranvie, ecc.) provochino incrinature irrimediabili. Se l’uso del cristallo si rende indispensabile per queste ragioni (lo spessore massimo delle lastre per un acquario di 20 x 80 cm ad esempio, sarà di 15-18 mm e per l’instaurarsi di buone condizioni di temperatura, ha l’inconveniente di non lasciar passare i raggi ultravioletti, ma l’attenzione e la cura di chi ha in custodia l’acquario potrà ovviare a questo con opportune disposizioni alla luce.
La figura mostra gli elementi costituenti un tipico acquario da appartamento e le sue dimensioni ottimali. Si tratta di una struttura metallica di profilati angolari saldati tra loro e di lastre di vetro il cui spessore sarà tanto maggiore quanto maggiori saranno le dimensioni dell’acquario. Le dimensioni stesse dovranno avere i seguenti rapporti: A = 2 ÷ 2,5B = 50 ÷ 120 cm; B = 1 ÷ 2 C. Per dimensioni inferiori si possono usare anche vaschette tutte in vetro, mentre quando A supera 80 cm sarà opportuno prevedere una sbarra superiore nell’intelaiatura metallica e una piastra, anch’essa metallica, sul fondo su cui poggiare la relativa lastra di vetro; alternativamente quest’ultima potrà essere realizzata in vetro retinato. A titolo puramente orientativo si può dire che occorrerà un millimetro di spessore di lastra per ogni 10 cm della dimensione A; naturalmente la pressione dell’acqua è in funzione della sua altezza e di ciò bisognerà tener conto quando C supera i valori consigliati.
L’acquario dovrà essere tenuto sollevato dal piano di appoggio mediante un feltro pesante o listelli di legno. Il livello del pelo libero dell’acqua D dovrà essere tenuto almeno 3 ÷ 4 cm sotto il bordo dell’acquario, mentre l’altezza del fondale F sarà in media 5 ÷ 15 cm.
Un importante accessorio, specie per gli acquari di maggiori dimensioni, è la valvola di scarico che deve essere protetta con una griglietta dalla ghiaia del fondale.
L’acqua
Per quanto l’acqua sia l’elemento vitale dei pesci, la sua composizione chimica e le trasformazioni che può subire in acquario vanno seriamente considerate. Nel caso di un acquario di acqua dolce, se si ricorre per riempirlo alla comune acqua del rubinetto, bisogna anzitutto assicurarsi che essa non contenga cloro, sostanza dannosa a tutte le specie.
L’eliminazione del cloro dall’acqua può ottenersi con prodotti chimici che si trovano in commercio, oppure scaldando l’acqua stessa, o, ancora, applicando al rubinetto una cannella di materiale sintetico che, stretta all’estremità tra le dita, fa sgorgare un getto d’acqua pulita e trattiene nel tubo il cloro.
Ma l’acqua presenta ben altri problemi, dovuti a condizioni chimiche più o meno adatte ai pesci da ospitare.
Prima di accennare a tali condizioni, bisogna tuttavia far notare che quasi tutti i pesci oggi in commercio e destinati agli acquari, vivono benissimo in acqua comune o vi si adattano facilmente. Soltanto in occasione della riproduzione di quelle specie che hanno necessità di particolari condizioni idrochimiche, queste si dovranno ottenere con mezzi speciali, che elenchiamo sommariamente.
L’acqua, da questo punto di vista, si distingue in « dura », cioè ricca di calcio e di sali minerali, « dolce » quando questi non sono in eccesso, « acida » e « alcalina » a seconda della diversa concentrazione degli ioni di idrogeno (pH), concentrazione che può andare da 1 a 14. Il valore dell’acqua neutra è pH 7 e questa è la condizione ottimale per la vita dei pesci.
Di rado invece le acque dure e acide sono propizie alla vita dell’acquario e quindi occorre provvedere a una correzione. Un buon sistema per ottenere un’acqua acidificata nei valori tollerabili e, nello stesso tempo, priva di quella durezza che, il più delle volte, è provocata da accumulazione di calcio nell’acquario, è quello di mescolare in un recipiente la quantità d’acqua voluta con abbondante torba pulita e non concimata. Dopo qualche giorno, l’acqua così preparata e filtrata può essere versata nell’acquario; per mantenerla nelle stesse condizioni basterà disporre sul fondo una piccola quantità di torba.
La durezza dell’acqua, spesso acuita dal calcio contenuto nelle pietruzze che, come si vedrà, vanno disposte sul fondale, può essere eliminata anche facendola bollire o addirittura aggiungendovi acqua dolce, piovana o distillata, oppure filtrandola attraverso permutite o wofatite, sostanze che si trovano in commercio.
Altro sistema meno complicato per evitare che l’acqua dura danneggi i pesci ospitati è la « decalcificazione biologica » ottenuta piantando sul fondale alcune piante, che specificheremo in seguito. Naturalmente ogni aggiunta di liquido nell’acquario così trattato va fatta con acqua « ammorbidita ».
Attrezzature tecniche
Il discorso del filtraggio dell’acqua ci porta a considerare un certo numero di apparecchiature tecniche oggi presenti in tutti i più moderni acquari, per quanto esse non costituiscano un elemento in grado di sostituire in tutto e per tutto l’ambiente naturale anche se predisposte con cura e con perizia.
Al filtraggio delle particelle di materiale organico che si accumulano in un acquario provvedono già in modo efficiente le piante e i batteri che vi hanno dimora. Il filtro artificiale serve soprattutto nelle vasche grandi e molto popolate: vi sono filtri esterni costituiti da una vaschetta con materie filtranti (carbone, lana di vetro, sabbia ecc.), attraverso le quali passa l’acqua pompata dall’acquario per mezzo di una pompa aeratrice. Il livello dell’acqua della vaschetta esterna deve naturalmente essere il medesimo di quello all’interno dell’acquario in omaggio alla legge dei vasi comunicanti.
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Nel filtro interno, che è il più usato, l’acqua viene risucchiata dalla pompa di aerazione entro un recipiente di forma conica, o addirittura in un imbuto, attraversando il fondale e trascinando con sé i residui nocivi, mentre lascia le sostanze nutritizie e i batteri utili alla vita dell’acquario.
Queste, naturalmente, sono le indicazioni più elementari in materia: ogni installazione seriamente concepita avrà bisogno della supervisione di un esperto che ne indicherà i particolari accorgimenti.
I filtri si distinguono in esterni ed interni: i primi hanno in genere una maggiore capacità filtrante e sono di più facile manutenzione, i secondi sono preferibili quando le ragioni estetiche prevalgono.
I filtri esterni si possono distinguere in filtri a gravità e filtri a circolazione forzata: questi ultimi a loro volta in filtri a circuito aperto e a circuito chiuso.
Il filtro esterno (in alto) consiste essenzialmente di una vaschetta sistemata nella parte alta dell’acquario o esternamente ad esso: l’acqua da filtrare viene pompata nella vaschetta, traversa « a gravità » gli strati filtranti e si raccoglie, attraverso un crivello, in una camera d’acqua inferiore da dove viene immessa nuovamente nella vasca con l’ausilio di un getto d’aria dall’aeratore o da una pompa (circolazione forzata). Nel caso di circolazione forzata a circuito chiuso, il filtro è completamente chiuso e l’acqua aspirata dalla vasca traversa forzatamente i filtri venendo poi rimessa direttamente in circolo.
I filtri interni (in basso) sfruttano la spinta ascensionale dell’aria pompata dall’aeratore: gli strati filtranti sono in genere sistemati al disotto del fondale o è il fondale stesso, o una parte di esso, che svolge funzione di filtro.
L’aria, spinta verso l’alto, trascina l’acqua filtrata e risucchia quella inquinata costringendola a traversare gli strati filtranti (in basso).
Creando, con opportuni crivelli delle stesse dimensioni della vasca, una camera d’acqua al disotto del fondale, si può sfruttare, ai fini del filtraggio, l’intera superficie del fondale stesso: l’apparecchiatura filtrante sarà collocata in un angolo del contenitore ( filtraggio a piastra).
Sappiamo che l’aria è necessaria anche alla respirazione dei pesci, in diversa misura a seconda delle specie, e l’ossigenazione è in gran parte fornita dalle piante disposte all’interno dell’acquario, quando siano sufficientemente illuminate. L’ossigeno si troverà più abbondante negli acquari freddi mentre occorrerà provvederne una certa quantità in più negli acquari caldi per pesci esotici.
Alla ossigenazione dell’acqua, soprattutto in inverno, quando l’azione clorofilliana delle piante è ridotta, si provvederà con aeratori elettrici che spingono l’aria verso il fondo attraverso un tubicino da cui sgorgano continuamente le bollicine che poi si sciolgono nell’ambiente. Anche in questi casi tuttavia bisogna tener conto delle esigenze delle specie ospitate, tra cui alcune hanno minore o maggior bisogno di ossigeno per respirare.
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L’illuminazione dell’acquario è di primaria importanza a tutti i fini, soprattutto per il buon accrescimento delle piante che assorbono l’ossido di carbonio espirato dai pesci e lo trasformano in ossigeno. La carenza di luce provoca un generale deperimento della vita vegetale, ma anche l’eccesso è dannoso in quanto provoca una proliferazione eccessiva e disordinata, nuocendo all’estetica dell’acquario.
Come abbiamo già notato in altre occasioni, la luce naturale è quella che più si addice al nostro impianto per la sua ricchezza di raggi ultravioletti, tuttavia le ore di esposizione al sole dell’acquario vanno limitate a un paio durante l’estate, se la vasca è volta a mezzogiorno, e a tre o quattro se è volta in altre direzioni, usando schermi adatti a proteggere la parte dove il sole giunge direttamente.
La luce artificiale ha il vantaggio di una irradiazione più regolare e regolabile, essa può essere erogata con tubi al neon applicati all’orlo superiore dell’acquario, più economici delle comuni lampade a incandescenza, che tuttavia forniscono una luce più piacevole. È comunque preferibile l’illuminazione interna, costituita da lampade a incandescenza contenute in cilindri di vetro e disposte lungo le pareti della vasca. Questo tipo di luce attenua il riscaldamento dell’acqua e risponde alla necessità di illuminare tutte le parti dell’acquario.
L’installazione di ogni tipo di illuminazione elettrica va particolarmente curata tecnicamente per evitare che i cavi entrino in contatto con l’acqua; a questo scopo si trova in commercio materiale specializzato.
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Affrontando infine l’argomento della temperatura nell’acquario, è facile comprendere come essa non possa corrispondere per ogni specie a quella corrispondente allo stato libero. Vi è quindi un certo numero di pesci, come, ad esempio, i comuni pesci rossi, che si adattano a una temperatura dell’acqua normale o anche più bassa e non esigono quindi accorgimenti tecnici, ma ve ne sono moltissimi altri che richiedono temperature talvolta fino ai 28°C e per questi ultimi, tutti di specie esotiche, occorrono, soprattutto in inverno, dispositivi di riscaldamento. Uno o due termometri, fissati all’interno dell’acquario entro un tubo a supporto inossidabile e disposti a due altezze diverse potranno indicare esattamente le temperature raggiunte in ogni parte dell’acqua.
Le più semplici apparecchiature di riscaldamento sono le resistenze elettriche calcolate per ogni volume d’acqua, (un watt e un quarto per litro) sia fisse, che però vanno continuamente sorvegliate, sia regolabili, cioè munite di un reostato che permette diverse temperature. Queste resistenze hanno forma di tubi di metallo o di vetro da sistemare nel basso dell’acquario.
Più costosi ma che richiedono meno sorveglianza sono gli apparecchi a termostato, che si fermano automaticamente quando la temperatura sale oltre il limite richiesto.
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Il fondo
Come abbiamo detto, il fondo dell’acquario deve essere costituito possibilmente da una piastra metallica ricoperta da vetro. Su di essa si dispone il materiale necessario all’impianto dei vegetali che provvederanno all’indispensabile azione clorofilliana per fornire ossigeno all’acqua e ai pesci.
Non è naturalmente il caso di parlare di una comune terra di vegetazione, facile alle putrefazioni, ma occorre piuttosto provvedere a un alto strato di sabbia, sia di fiume e ben lavata, sia marina, ma accuratamente dissalata, oppure, soluzione migliore, di sabbia pulita e arricchita di azoto, calcio, potassio e acido fosforico, del tipo che si trova in commercio. Vanno assolutamente bandite le graniglie multicolori, che oltre tutto, sono di gusto discutibile. Lo strato sabbioso, che negli acquari più grandi può raggiungere anche uno spessore di 15 cm, verrà disposto in modo da creare nel centro una lieve concavità, atta ad accogliere i rifiuti, e non sarà mai compresso, ma lasciato sciolto e leggero. Questo fondo si potrà disseminare di piccole rocce artificiali o in pietra naturale, purché poco calcarea e non colorata: non è solo un abbellimento, ma serve effettivamente ai pesci sia per rifugio, sia per il riposo e la riproduzione.
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Le piante
Abbiamo già fatto notare che il compito precipuo delle piante in un acquario va ben oltre lo scopo ornamentale. Oltre all’assimilare l’anidride carbonica, emettendo ossigeno nelle ore diurne, e il contrario in quelle notturne, la presenza delle piante ha un altro importantissimo ruolo: quello di servire, unitamente ai batteri presenti nell’acquario da efficientissimo filtro contro l’inquinamento biochimico. Vanno perciò scelte piante vive e robuste: da esse dipende il benessere dei pesci ospitati; si deve inoltre aver cura che esse non siano in quantità eccessiva e soprattutto che corrispondano all’ambiente delle specie prescelte. È chiaro che vanno scelte le piante più adatte per l’acquario freddo, per quello caldo, per quello marino e questo va fatto secondo il consiglio di un esperto che può rendersi conto di persona delle esigenze della vostra installazione.
Prima di dare alcuni cenni sulla tecnica di piantagione di questi indispensabili vegetali nell’acquario e di chiarire come tali piante abbiano anch’esse necessità di nutrimento, vogliamo fornire una lista degli esemplari più noti e anche più decorativi, nonché più utili sia all’azione biochimica sia all’eventuale riproduzione dei pesci prescelti per il vostro acquario.
Fra tutte quelle elencate figurano piante in prevalenza esotiche che si possono acquistare da un fioraio o da un negozio di naturalista di sicura fiducia. Alcune appartengono anche alla flora acquatica dei nostri paesi, sebbene la tecnica del loro trapianto sia piuttosto complicata per gli acquaristi alle prime armi.
Sono incluse inoltre nella lista sia le piante che crescono totalmente immerse in acqua, fissate sul fondo con radici (e queste sono forse le più decorative), sia quelle che fluttuano in superficie, utili soprattutto quando l’acquario accolga pesci cosiddetti di superficie o quando si ottengano avannotti che in esse trovano l’elemento necessario alla crescita.
Cercheremo di dare per ogni vegetale brevi cenni sull’ambiente richiesto e, sull’aspetto, specificando, per quanto possibile, quali piante crescano totalmente immerse e quali risalgano anche in superficie.
Millefoglie (Myriophillum pinnatum). Sono diffusissime e richiedono acqua chiara e sempre pulita. Sono costituite da lunghi steli sottili con foglie piumiformi e, in estate, danno piccoli fiori bianchi o verdini.
In acquario freddo, d’inverno, appassiscono per rigermogliare in primavera, in acquario caldo di 20 o 25°C vivono in ogni stagione. Producono moltissimo ossigeno, possono però costituire un cibo ghiotto per certe qualità di pesci.
Ceratophyllum demersum. È una pianta che cresce ottimamente in acqua pulita. È costituita da un fine stelo con foglie sottili disposte come le barbe di una piuma. Rimane verde in ogni stagione se in ambiente tiepido. Non ha radici e si può lasciare fluttuare nell’acqua o fissarla al fondo con qualche sasso.
Vite d’acqua (Vallisneria spiralis). Si presenta come un ciuffo di foglie nastriformi alla sommità di uno stelo. È provvista di radici sottilissime e abbondanti. Cosa curiosa, questa pianta getta degli stoloni rampicanti su cui si formano cespi maschili e cespi femminili.
I fiori dei cespi maschi sono racchiusi in una bolla di ossigeno e ondeggiando alla superficie incontrano i fiori femminili su cui riversano il loro polline per la fecondazione.
Sagittaria. Somiglia alla vite d’acqua, ma è più robusta e si riproduce con maggiore abbondanza, tanto che occorre sfoltirla. In primavera produce fiori bianchi e rosati a grappoli che salgono alla superficie.
Peste d’acqua ricciuta (Lagarosiphon muscoides maior).
di origine canadese, è ora molto diffusa nelle acque dolci europee. Ha steli lunghi e delicati con piccole foglie rotonde verde scuro per tutto l’anno. Si riproduce bene in acquario freddo e imputridisce rapidamente se l’acqua si riscalda o si sporca. Richiede molta luce.
Muschio di fonte (Fontinalis antipyretica). Si tratta di una pianta muschiosa con foglie minute, verdissime. È facile trovarla nei corsi d’acqua e altrettanto facile è trapiantarla in acquario con la zolla con cui è stata raccolta. Produce molto ossigeno ma vuole temperature basse. È utile per la deposizione delle uova dei pesci.
Ludwigie (Ludwigia alternifolia). Sono di origine indiana. Hanno piccole foglie lanceolate con una faccia verde e l’altra rosata. Richiedono acqua fredda e si volgono spontaneamente verso le fonti di illuminazione.
Cabomba acquatica o Spugnetta (Cabomba aquatica). È di origine americana, è assai fragile, tanto da poter essere spezzata anche da un pesce di passaggio. Le foglie sono frastagliate e alcune risalgono alla superficie fluttuando. Di difficile coltivazione, necessita di terreno grasso e di luce moderata.
Ambulia (Limnophila sessilifllora). I suoi lunghi steli portano ciuffi di foglie filiformi a cespuglio, dalle sommità di color rosato. Esige una temperatura tiepida, un suolo ricco commisto a torba e buona illuminazione.
Criptocorine (Cryptocoryna beckettii; C. nevillii; C. griffithii). Sono originarie delle Indie. Hanno foglie nastriformi oppure ovali, con sfumature scure. Richiedono acqua tiepida e luce modesta. Si addicono ad acquari con pesci tranquilli.
Utricularia (Utricularia exoleta). È una strana pianta i cui steli risalgono alla superficie ma portano foglie immerse munite di minuscole sacche che aspirano i microrganismi che ne vengono a contatto. Buona produttrice di ossigeno.
Quadrifoglio acquatico (Marsilia quadrifolia). Sebbene cresca a rilento, è assai decorativa con i suoi steli sottili portanti un minuscolo quadrifoglio; è molto robusta.
A queste specie principali ne aggiungiamo altre ugualmente utili a tutti i fini e in massima parte diffuse nei nostri acquari.
Reticularia (Aponogeton fenestralis). Necessita di temperatura tiepida e costante, ha larghe foglie reticolate, delicatissime.
Aponogeton crispus. È adatto a fondali sabbiosi, ha lunghe foglie dai bordi ondulati, si riproduce per seme.
Bacopa maggiore (Bacopa amplexicaulis). È di origine palustre e richiede fondi sabbiosi. Ha un lungo stelo con foglioline carnose accoppiate.
Ombrellino (Heleocharis prolifera). È molto delicata e fragile, con lungo stelo e ciuffi di foglie filiformi. Esige luce e pulizia, è adatta ad acquari con piccoli pesci.
Erba ensiforme, Spatola acquatica o Cucchiara (Echinodorus radicans). È di facile coltivazione su fondo sabbioso in acqua tiepida. Ha larghe foglie nervate, si riproduce per talea.
Sagittaria (Sagittaria natans). Di buona riuscita in tutti gli acquari, ha rigide foglie nastriformi.
Felce di Sumatra (Ceratopteris polysperma). Pianta robusta che richiede molta luce. Ha uno stelo sottile con foglioline simili a prezzemolo. Ne esiste una forma fluttuante.
Calamo nero (Acorus gramineus). È una pianta di palude, con foglie simili a lunghissimi nastri.
Citiamo inoltre alcune specie molto rare e preziose che, pur bellissime, sono di difficile coltivazione per un dilettante.
-Eterameri. Originarie del sud-America, fragilissime, richiedono fortissima illuminazione.
-Auviranda del Madagascar. Bellissima, con foglie fenestrate, esige acqua calda e assolutamente dolce.
-Anubia di Guinea. Molto robusta e facile da coltivare, ma assume rapidamente dimensioni troppo grandi per un normale acquario.
Con questo crediamo di aver informato il lettore, se non su tutte, almeno sulle più note e interessanti piante in acquario di acqua dolce. Ora passiamo alle istruzioni sulla loro coltivazione.
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Come si piantano
Si è già detto che la vegetazione di un acquario non deve essere molto fitta sia perché un eccesso di vegetazione sprigionerebbe durante la notte un eccesso di anidride carbonica, sia perché verrebbe disturbata la vista dei pesci contenuti nella vasca.
Preparando il vostro acquario date la preferenza alla sistemazione vegetale quando esso è ancora vuoto. Sul fondo predisposto con sabbia e ciottoli, come già accennato, versate molto lentamente e delicatamente l’acqua fino a un’altezza di almeno tre centimetri. Preparate allora le barbatelle delle piante inumidendole e dando un taglio netto al di sotto della legatura, dopo un’accurata pulizia dei seccumi, piantatele poi nel fondo per almeno un terzo della loro lunghezza, inclinandole nel caso in cui la profondità dello strato di base non fosse sufficiente.
Le piante vanno poste a una certa distanza l’una dall’altra per una più facile aerazione.
Riempite allora, sempre lentamente e delicatamente, l’acquario e regolatene la temperatura e l’illuminazione a seconda delle esigenze.
Mettere a dimora le piante quando l’acquario è già pieno è un’operazione difficile che va fatta lentissimamente con le mani, o servendosi di un bastoncino, evitando di agitare sia l’acqua che la sabbia del fondo.
Come si nutrono
Anche in acquario le piante hanno bisogno di un nutrimento fornito non solo dalla luce, ma anche dall’acqua e dal fondo.
Si può ricorrere a un metodo facile e rapido sciogliendo nell’acqua compresse appositamente preparate, secondo la dose indicata nelle istruzioni, oppure si possono aggiungere quotidianamente all’acqua poche gocce di una mistura di 1 g di nitrato di calcio, 0,25 g di nitrato di potassio, 0,25 g di solfato di magnesio con un’ombra di fosfato di ferro (il tutto per un litro d’acqua). Questa ricetta è consigliata dalla scuola francese. Naturalmente le dosi di somministrazione saranno regolate a seconda dell’entità dell’acquario.
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Preparazione e manutenzione dell’acquario
Preparata la vasca e disposta nella maniera più adatta, si può passare all’operazione acqua. Sarà bene scegliere fin dal principio con attenzione i pesci che si intendono custodire perché, come si è detto, la qualità dell’acqua varia a seconda delle loro necessità. Definito questo particolare, si verserà il liquido nella vasca facendolo sgocciolare da un recipiente pulito così attentamente e delicatamente da non rimuovere il fondo già preparato con lo strato di sabbia, i sassolini e le pianticelle.
Se la vasca è molto grande, l’acqua si potrà versare attraverso un tubo tenuto inclinato in modo che il suo getto, sempre regolato al minimo, cada obliquamente per non provocare « tempeste » in miniatura. Se qualche frammento salirà dal fondo alla superficie sarà bene toglierlo accuratamente: i residui impercettibili e la polvere dopo qualche ora ritorneranno a posarsi sul fondo lasciando l’acqua limpida. Come abbiamo detto, tra la superficie liquida e il vetro di copertura dovranno intercorrere alcuni centimetri. Si passa quindi all’ancor più delicata operazione di immettere i pesci nell’acquario, soprattutto se si tratta di pesci provvisti di pinne sottili, fluttuanti e fragili. Si potrà servirsi di una reticella molto morbida e sottile oppure immergere nella vasca lo stesso recipiente di vetro (sempre pulitissimo) in cui i pesci sono stati portati, ritirandolo quando i suoi abitanti ne siano usciti. La difficoltà maggiore, in quest’operazione, risiede nella temperatura dell’acqua.
Se i pesci, uscendo dal vaso di trasporto, trovano in acquario una temperatura più bassa ne saranno gravemente minacciati. Viceversa se nell’acquario il liquido è non solo a una temperatura più alta, ma anche addirittura tiepida, non se ne avrà grave danno.
Nel caso che i pesci acquistati siano stati consegnati in un sacchetto di plastica, occorre immergerlo interamente nell’acquario per qualche minuto prima di farne uscire i pesci. Tutti gli allevatori sono d’accordo sul fatto che i pesci debbano essere disturbati il meno possibile, tuttavia anche l’acquario meglio equilibrato necessita di qualche sorveglianza dedicata all’acqua, al fondo e alle piante.
L’acqua evaporata va rifornita in piccole quantità ogni settimana o ogni mese sia che essa appaia meno pura, intorbidita dai rifiuti di troppi pesci, sia per mancanza di un numero adatto di piante, sia per errata esposizione alla luce. Abbiamo già parlato dei filtri artificiali che possono provvedere al mantenimento ottimale dell’ambiente.
Il colore dell’acqua, quando non è limpido come si deve, rivelerà la ragione dell’inquinamento; il colore verdastro indica proliferazione e decomposizione di piccole alghe dovute a eccesso di popolazione o a luce troppo viva; il colore grigiastro indica che il nutrimento dei pesci è stato gettato in quantità eccessiva, sviluppando un gran numero di batteri. L’acqua scura, infine, è dovuta a insufficiente illuminazione e allo sviluppo di piccole alghe scure.
Va inoltre sorvegliato il fondo, sbarazzandolo se necessario di tutti gli elementi di putrefazione. Si possono rimuovere tali detriti sia aspirandoli attraverso una pipetta di vetro, sia usando sifoni e aspiratori che si trovano in commercio.
L’opacità e l’insudiciamento delle pareti di cristallo, infine, si rimuovono grattando delicatamente con una lametta da rasoio assicurata a un lungo manico, in modo da eliminare le alghe che si sono incrostate ai vetri senza turbare l’equilibrio dell’intero acquario.
Nelle vasche grandi, inoltre, giova al mantenimento della purezza dell’acqua l’immissione di alcuni piccoli o grandi organismi viventi come i lamellibranchi, che aspirano e rigettano l’acqua attraverso il cosiddetto sifone (fra essi ve ne sono alcuni di 8-10 centimetri e altri di un solo centimetro), i gasteropodi, che raschiano il fondo e le pareti con i loro organi boccali ruvidi e perfino certi pesci il cui muso è fornito di filamenti a ciuffo con cuí spazzolano le pareti della vasca (tra essi gli appartenenti al gruppo delle coridore).
Con questo abbiamo indicato come preparare l’ambiente in cui faremo vivere i nostri amici pesci: amici silenziosi ma vivacissimi, ricchi di affascinanti colori, che rappresenteranno oltre che l’ornamento della nostra casa, uno spettacolo vario ed eccezionale per i nostri occhi.
Il fondale. Nel contenitore, ben pulito, si dispone per strati successivi la sabbia o la ghiaia, preventivamente preparata, fino quasi all’altezza voluta (normalmente in media 4÷12 cm secondo le dimensioni dell’acquario), avendo cura di non costiparla e sistemandola in maniera digradante dal retro verso la lastra anteriore oppure creando un avvallamento nella zona centrale, per la raccolta dei rifiuti. Si metteranno poi a posto le rocce e gli eventuali elementi decorativi. Naturalmente, se è prevista l’installazione di un filtro interno, questa dovrà essere effettuata prima di iniziare le operazioni descritte.
Le piante. Si scava nel fondale una buchetta verticale il più profonda possibile, vi si infila la radice della piantino (che sarà stata preparata eliminando le foglie morte o danneggiate) assicurandosi che non rimangano barbette rivolte verso l’alto e si rincalza la sabbia intorno al colletto della pianta stessa; ci si può aiutare con un bastoncino o con una apposita pinza. La vegetazione va posta di preferenza nelle zone posteriore e laterali dell’acquario e, una volta che sia stata messa tutta a dimora, si sistema lo strato superficiale di ghiaia, dando gli ultimi ritocchi al fondale. Alcuni esperti consigliano di immettere acqua nel contenitore fino a pochi centimetri sopra il livello del fondale, prima di iniziare la piantagione.
L’acqua. Una volta ultimata la preparazione dell’acquario, si passa all’operazione acqua. L’acqua deve essere versata molto lentamente, specialmente all’inizio; per evitare di danneggiare il fondale si potrà dirigere il getto di alimentazione su un foglio di carta, che copra l’intero fondale, che poggi su una roccia o su un altro sostegno solido provvisoriamente predisposto a questo scopo, oppure su una tavoletta di legno che, con l’aumentare del livello, galleggerà. Una volta raggiunto il livello voluto (3÷4 cm sotto il bordo del contenitore), si districheranno delicatamente con un bastoncino le pianticelle schiacciate dal peso dell’acqua e l’acquario dovrà essere lasciato riposare per alcuni giorni prima di immettervi i pesci, per dar modo alle pianticelle stesse di attecchire.