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La luce è l’elemento fondamentale per l’attivazione della fotosintesi clorofilliana: senza l’energia luminosa l’intero processo non riuscirebbe ad essere portato a termine o addirittura neppure ad iniziare. Si capisce bene, quindi, come una corretta illuminazione sia fondamentale anche in acquario, oltre che in natura, per avere piante sempre sane e robuste. Nel caso di inefficienza luminosa o di qualità scadente di questo elemento le piante faticheranno a crescere e a sopravvivere. E’ vero che nella maggior parte degli acquari viene fornita una luce molto generica, di solito rappresentata da un unico tubo fluorescente. Questo assetto di solito produce una luce bassa che riesce a soddisfare le esigenze solo di alcune piante e lascia la maggior parte non utilizzabile in acquario. Tenete conto che un’analisi in base all’allestimento che andrete a realizzare può aiutarvi a capire se il vostro parco luci è adeguato o meno: molto meglio studiare aggiunte o alternative prima dell’allestimento che modificare le condizioni in corso d’opera, con conseguenze quasi sempre devastanti. In quest’ottica di riassetto delle luci, tenete conto che la maggior parte delle piante acquatiche assorbe molto bene con la clorofilla lo spettro rosso e blu della luce, mentre è poco efficiente nell’acquisire i colori intermedi come il giallo e il verde. A differenza delle alghe che possiedono pigmenti fotosintetici particolarmente capaci a sfruttare queste fasce che non sono a portata delle piante. Fate quindi attenzione al tipo di lampada che prendete in considerazione, in quanto devono produrre luce nell’ottica di queste fasce di colorazione: la luce rossa viene assorbita meglio dalle piante e quella blu riesce a penetrare più in profondità e quindi riesce a raggiungere anche le piante sul fondo. In ogni caso il migliore risultato si ottiene bilanciando bene i due spettri luminosi. Oggi sicuramente farlo non è un problema: l’acquariofilo ha a disposizione una molteplicità di soluzioni molto efficienti. A partire dalle nuove lampade T5, che sono particolarmente adatte per acquari con profondità notevoli: queste lampade riescono a penetrare in maniera perfetta nella colonna d’acqua e rendere disponibile grandi quantità di luce anche alle piante più in basso. Ma questo è solo un esempio. Vedrete che esistono soluzioni per ogni tasca, in base ovviamente a quello che volete realizzare.
Il colore delle foglie
Senza dubbio nella nostra analisi circa l’illuminazione da fornire in acquario, un importante fattore da osservare riguarda il colore delle foglie delle piante che inseriremo. La maggior parte di esse ha diverse colorazioni verdi, altre hanno foglie marroni, altre ancora addirittura rosse. Sapendo quali lunghezze d’onda attraversano l’acqua più facilmente, e considerando che il colore di un oggetto è causato dalla luce che riflette, ovvero che non assorbe, è facile sulla base del colore delle foglie capire quale lunghezza d’onda utilizzeranno le piante per determinare con efficienza la fotosintesi.
Foglie verde chiaro Nel caso di piante con foglie verde chiaro, ci troviamo difronte ad esemplari che assorbono meno luce dell’intero spettro a disposizione. Il tutto è facilmente deducibile proprio perché essendo verdi chiare ne riflettono una maggiore quantità. Questo implica che piante di questo tipo contengono meno pigmenti fotosintetici rispetto alle altre e quindi hanno bisogno di una luce più intensa per compensare la scarsità di clorofilla. Fornite quindi luce intensa per averle sempre in salute.
Foglie verde scuro Al contrario, piante con foglie verde scuro testimoniano la presenza di grandi quantità di clorofilla, riflettendo appunto più luce verde. Saranno quindi in grado di percepire molta più luce nelle altre zone dello spettro fotosintetico, con la conseguenza che saranno in grado di crescere bene con una illuminazione poco intensa. Spesso le nuove foglie sono verde chiaro proprio perché ancora non si è formata la grande quantità di clorofilla che distingue le foglie più anziane.
Foglie rosse Le piante a foglie rosse sono gli esemplari che necessitano di maggior luce in acquario. Questo perché riflettono la luce rossa, quella maggiormente sensibile per attivare la fotosintesi, e quindi hanno necessità di grandi quantità di luce blu e verde. In effetti il colore rosso deriva proprio dal fatto che in queste piante non sono presenti i pigmenti come la clorofilla presenti nella maggior parte degli esemplari vegetali, ma vengono utilizzati per questo scopo i carotenoidi, altri pigmenti che riflettono appunto la luce rossa e catturano lo spettro blu e verde. In molti acquari si assiste ad un rapido cambio di colore delle foglie di queste piante che quando la luce non è sufficientemente intensa variano il colore delle loro foglie da rosso a verde, dimostrando una capacità di adattamento alle condizioni luminose molto particolare. In termini di illuminazione sono senza dubbio le piante più complesse da gestire in acquario.
Durata della luce
Per quanto riguarda la durata dell’illuminazione in acquario, molto si è discusso e si discute ancora su quale sia l’assetto più corretto da intraprendere. La cosa migliore, come al solito consiste nell’osservare ciò che accade in natura. Nelle regioni tropicali le piante sono soggette a dodici ore di luce al giorno con un picco luminoso nelle ore centrali della giornata. In acquario potete riprodurre queste stesse condizioni in un intervallo di tempo di circa 8-10 ore. Di solito la scelta migliore è quella di posizionarsi nel mezzo, ovvero tenere accese le luci per 9 ore. Se si posseggono più tubi fluorescenti fateli accendere a distanza di qualche minuto l’uno dall’altro in modo da evitare traumi luminosi a pesci e piante. L’utilizzo di timer esterni o incorporati nella plancia dell’acquario sarà un’ottima soluzione per gestire gli orari di accensione. Le piante durante questo periodo forniranno ossigeno determinando la fotosintesi clorofilliana. Fate attenzione a non esagerare oltre i limiti indicati per l’intervallo di luce: le piante hanno anche bisogno di ore di buio per respirare e cessare quindi la fotosintesi. Se somministrate troppe ore di luce la conseguenza sarà un letterale deterioramento delle piante poiché sintetizzeranno troppo fino a distruggersi. Molto si è poi discusso sulla possibilità di determinare un buco nel periodo luminoso durante la giornata, ovvero alternare 5 ore di luce, 3 di buio totale e altre 5 di luce. Tutto questo per cercare di ostacolare le alghe che faticano un pochino di più rispetto alle piante nel partire col processo di fotosintesi. Onestamente sono contrario a questa tesi per diversi motivi, tra cui l’assunto principale che ogni acquariofilo che vuole coltivare piante deve fare suo: l’unico vero modo per contrastare le alghe è quello di mettere in posizione di vantaggio le piante e uno stop della fotosintesi in pieno giorno, se rallenta le alghe, è anche vero che ferma la crescita delle piante stesse che quindi faticheranno a trovare la forza per prevalere. In definitiva non credo che sia una buona tecnica: esistono molte altre attenzioni che possiamo rivolgere alla vasca per limitare la comparsa di alghe piuttosto che rischiare di indebolire anche la crescita delle piante. Personalmente nei mie acquari somministro 9 ore di luce ininterrotte al giorno e non ho mai avuto problemi di alghe, facendo bene attenzione alla pulizia e alla manutenzione della vasca.
Ridurre la dispersione luminosa
Un problema più serio è rappresentato invece dalla dispersione della luce che avviene in acquario. In effetti, a ben guardare, non tutta la luce che produciamo raggiunge le foglie delle nostre piante per tutta una serie di ragioni: a volte sono presenti molte particelle in sospensione che schermano l’effetto della luce; altre volte vengono applicati dei coperchi in plastica che riducono del 30% la capacità luminosa delle lampade. In generale una dispersione avviene già di per sé poiché la luce prodotta dai neon fuoriesce in tutte le direzioni e quindi solo una parte di essa raggiunge l’acqua. Calcolate che molta viene emanata via dal vetro stesso e altra viene assorbita dai coperchi che coprono l’acquario. Una buona soluzione per evitare queste dispersioni consiste nell’applicare dei riflettori che consentono di indirizzare direttamente nell’acqua la luce prodotta determinando un incremento dell’efficienza dei tubi fluorescenti utilizzati del 40% circa.
La scelta dell’illuminazione
Vediamo a questo punto una sintetica carrellata delle principali tipologie di illuminazione utilizzabili in acquario in base ai nostri scopi.
Illuminazione fluorescente
I tubi fluorescenti o i cosiddetti neon, sono le fonti luminose più diffuse in acquario. Essi emettono spettri luminosi caricando elettricamente un gas presente nel tubo. Ne esistono di specifici per la crescita delle piante che emettono colorazioni blu o rosse, oppure altri con emissione di spettro generico ugualmente adatti anche se meno efficienti per le piante. La loro enorme diffusione, o comunque utilizzo, deriva dal fatto che sono molto efficienti per illuminare l’acquario, consumano poca elettricità, per la gioia di chi guarda con interesse all’economia domestica, e soprattutto sono abbastanza economici all’acquisto, purchè se ne utilizzi un numero ragionevole. Ma fate attenzione in quanto sebbene durino a lungo, di solito con il passare del tempo perdono d’intensità e quindi anche l’emanazione dello spettro luminoso cambia e risulta meno ideale per le piante e più utile per le alghe. Tutto questo è facilmente evitabile sostituendo i tubi almeno una volta l’anno, e magari se ne utilizzate più di uno, a distanza di qualche settimana uno dall’altro. Fate attenzione anche alla profondità dell’acquario, anche perché dovrete sceglierli in base a questo parametro: alcuni tubi saranno più efficienti a penetrare fino sul fondo, altri decisamente meno. Comunque la maggior parte risulta la scelta ideale in termini di qualità costo per coltivare la maggior parte delle piante acquatiche.
Lampade ad alogenuri di metallo
Se avete intenzione di coltivare piante molto esigenti, questa è la soluzione migliore. Queste lampade forniscono luce attraverso il riscaldamento di un filamento di tungsteno. Sono ideali per vasche di grandi profondità, come ad esempio acquario profondi 60 cm. Di solito vanno poste in altro a una distanza di circa 30 cm rispetto alla superficie per permettere una adeguata ventilazione. Calcolare che una singola lampada, utilizzata a queste condizioni, è capace di ricoprire una superficie di circa 1800 cm quadrati, il che significa che in acquari di lunghezza notevole, oltre i 100 cm ve ne occorreranno sicuramente due. Rappresentano senza dubbio un sistema di illuminazione più costoso rispetto ai tubi fluorescenti, ma hanno una irradiazione luminosa molto più efficiente.
Lampade a vapori di mercurio
Anche questa tipologia di lampada viene collocata al di sopra della vasca, in sospensione. Sono lampade molto efficienti in grado di penetrare l’acqua in maniera ottimale e quindi sono adatte come le precedenti ad acquari con profondità superiore ai 40 cm. Inoltre sono di solito lampade a basso consumo: rappresentano quindi anche una buona soluzione in termini economici. Concludendo si può affermare che l’optimum rimangono le lampade alogene, ma quelle a vapori di mercurio sono un’ottima alternativa a basso costo e sicuramente migliore rispetto ai tubi fluorescenti.
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Rapporto watt/litro
Finora ho parlato solo di aspetti qualitativi della somministrazione di luce in acquario, ma la domanda più ricorrente, soprattutto dai neofiti, è quanta ne va somministrata. Non esiste una regola precisa e come sempre tutto dipende dalle piante che desideriamo ospitare: fornire una luce intensa a piante che non ne hanno bisogno è uno spreco senza senso, come è altrettanto illogico ospitare piante esigenti avendo una illuminazione bassa. In tema quantità molto si discute sul famoso rapporto watt/litro che può dare delle indicazioni per capire quanta luce abbiamo in vasca. Per quanto riguarda questo famoso rapporto, spesso sentiamo dire che tale regola sia l’unica vera legge da seguire per verificare la potenza e l’efficienza luminosa che possediamo in vasca, considerando valori medi quelli intorno a 0.5 e bassi o alti quelli precedenti o successivi. In realtà possiamo affermare che tale formulazione è assolutamente generica, non misurando tale rapporto l’effettivo flusso luminoso emesso da una lampada, ed ha una funzione puramente indicativa. In base a tale formulazione, viene identificata nello specifico una consistenza differente della luce prodotta in acquario secondo i seguenti valori:
– 0.25 w/l MOLTO BASSA
– 0.33 w/l BASSA
– 0.5 w/l MEDIA
– 0.8 w/l ALTA
– 1 w/l MOLTO ALTA
Quindi secondo tale rapporto è possibile conoscere indicativamente la consistenza luminosa del reparto luci del nostro acquario in rapporto ai litri netti della vasca ed avere delle dritte di massima su quali piante possiamo ospitare all’interno. Infatti sulla base della stessa divisione riportata sopra, possiamo stilare un elenco di piante che prosperano in condizioni differenti a seconda della tipologia di luce riprodotta, ed in base a questa elaborazione selezionare quelle che inseriremo in acquario.