Onestamente ho preso in considerazione la somministrazione di cibo vivo in acquario da poco tempo per essere considerato un esperto in materia, ma ritengo che in ogni modo si possano comunque produrre considerazioni interessanti. Innanzitutto nel momento in cui un acquariofilo dimostra un’apertura mentale al cibo vivo, significa sostanzialmente che abbandona lo stereotipo di alimentazione attraverso mangimi commerciali, che non tutti riescono a superare. Vero è che ormai i mangimi commerciali hanno raggiunto una qualità elevata e una varietà notevole, ma non credo che nessuna tipologia di cibo, anche quello liofilizzato o surgelato, possa competere con quello vivo. Tutto questo sia in fase di allevamento, che di riproduzione della nostra specie preferita.
Sicuramente l’argomento è meno banale di quello che sembra, anche perché non tutti gli acquariofili accettano di buon grado allevare colonie di piccoli organismi per poi darli in pasto ai propri pesci. Ognuno, in quest’ottica sarà libero di maturare le proprie convinzioni. La verità è che per quanto paradossale possa apparire, la somministrazione di mangime commerciale è un adattamento, mentre la somministrazione di cibo vivo è la soluzione più naturale. In questo modo si ripropongono in acquario degli equilibri che facilmente si osservano in natura, con tutti i benefici del caso: i pesci riacquistano un certo istinto sopito e soprattutto acquisiranno sostanze che nessun altro alimento potrà concedere in maniera così immediata e benefica.
Intendiamoci, il cibo vivo può essere un’ottima variante alla dieta che i mangimi commerciali costituiscono, ma raggiungere l’obiettivo di una alimentazione esclusivamente naturale è cosa più complessa. In ogni caso chiunque inizi ad imbattersi nella produzione di cibo vivo, non può non chiedersi quale tipologia prendere in considerazione. In effetti anche in questo campo la scelta è varia, ma ciò che rende particolarmente sensibile la scelta di una specie rispetto all’altra, è sicuramente la facilità di allevamento casalingo. Se davvero volete intraprendere la via dell’autoproduzione di cibo vivo, non potete che iniziare dalle Dafnie.
Le Dafnie sono piccoli crostacei, solitamente presenti in piccole pozze o corsi d’acqua incontaminati. Oggi è abbastanza improbabile riuscire a raccoglierne in natura, in quanto essendo molto sensibili all’inquinamento, non riescono a riprodursi o sopravvivere come un tempo. Questi piccoli utilissimi animaletti sono dei filtratori e, con le giuste condizioni, riescono a riprodursi in maniera veloce e consistente tanto da assicurare sempre una buona razione di cibo per i vostri pesci. Sono ottime nel caso dei Discus, oppure nella crescita di avannotti nel caso riuscite a intrappolare in retini finissimi gli esemplari più giovani.
Da un punto di vista pratico chiunque può riuscire con un po’ di esperienza nella creazione di una vera e propria colonia alimentare. Come in ogni cosa il mio approccio è sempre molto operativo e al di là di cenni di natura anatomica e naturalistica sulle Dafnie (che potete consultare in qualsiasi sito a tema), credo sia molto più interessante per i lettori sapere come riuscire all’atto pratico nella formazione di colonie di questo piccolo crostaceo.
Per prima cosa dovete procurarvi uno o più contenitori per avviare l’allevamento. Per farlo utilizzate solo contenitori in plastica o in vetro e scartate assolutamente quelli in metallo. La capienza non ha importanza e può variare molto: potete avere contenitori di soli 4 litri come altri di 50. Se volete un consiglio, credo che per partire siano molto adatti e pratici dei contenitori di 10/12 litri. Quello che può essere davvero importante è la forma del contenitore: cercate di trovarne uno che sia non molto alto ed abbastanza largo in modo da favorire la riproduzione di questo animaletto e permettere un migliore scambio gassoso tra acqua ed aria sulla superficie ampia.
Individuato il contenitore, dovete preparare l’acqua adatta. In questo caso dovete riempire la vaschetta con acqua di scarto del vostro acquario dopo la manutenzione: non vi preoccupate se inserite anche la sporcizia prelevata con il sifone. Sarebbe meglio se questa acqua di scarto provenisse da un acquario con ph elevato e acqua dura, in quanto sembra che le Dafnie preferiscano queste condizioni. In ogni caso calcolate che sono molto adattabili anche a condizioni differenti. Fatto questo dovete semplicemente lasciare la vaschetta riposare per una settimana. Collocatela a seconda delle disponibilità che avete: se è inverno e dalle vostre parti fa particolarmente freddo e si va sotto zero, dovete conservarla in casa. Altrimenti in balcone o in giardino va benissimo: calcolate solo che gli ospiti che inserirete possono morire con diversi gradi al di sotto dello zero. Cercate comunque di trovare, sia nel primo che nel secondo caso, un posticino che sia esposto al sole almeno per due ore al giorno, in modo da permettere la creazione di alghe unicellulari che faranno da cibo per le Dafnie.
Trascorsa la settimana fatidica, potete iniziare ad inserire un inoculo di Dafnie, di solito circa 50 individui. Le Dafnie non le troverete facilmente in giro per negozi, salvo doverle ordinare e pagare prezzi che possono variare molto. Il consiglio è quello di sfruttare le risorse che la rete offre, bazzicando i mercatini dei principali siti di acquariofilia dove di solito c’è sempre qualche appassionato che ne ha a disposizione. In definitiva dovete procurarvi un inoculo da chi già le possiede. Una volta ottenuto potete inserirle nella vostra vaschetta. Se le condizioni sono adatte, ovvero temperatura tra i 18 e i 26 gradi, ed è presente cibo a sufficienza, inizieranno subito a nutrirsi e riprodursi.
In effetti, l’alimentazione è forse la cosa più delicata per il loro allevamento. Sicuramente l’alimento migliore che determina una conseguente ricchezza di nutrienti anche nelle Dafnie, sono le alghe unicellulari. Come ottenerle? Se avete esposto la vaschetta alla luce diretta del sole, vedrete che l’acqua è già verdognola e quindi le alghe sono già presenti per i primi pasti. Ma quando questi piccoli filtratori avranno consumato la maggior parte di esse e l’acqua apparirà limpida, sarà vostro compito integrarla. Se continuate ad avere la vaschetta esposta al sole, le alghe non mancheranno mai e dovrete integrare con parsimonia ogni tanto. Nel caso invece avete dovuto conservarle in scarse condizioni di luce, sarete voi a dovervi procurare le alghe. Per questo, basta tagliare alla sommità delle semplici bottiglie di plastica, riempirle con la solita acqua di scarto dell’acquario, e posizionarle per una settimana o più su un davanzale con esposizione diretta al sole. In breve tempo osserverete l’acqua diventare verde grazie alla comparsa delle alghe. Se volete ottenere anche la presenza di altri infusori, potete mettere a macerare anche una rotellina di banana o un pezzetto di mela. Quando la coltura verde è pronta, potete versarne un bicchiere nella vaschetta delle Dafnie. Cercate di non esagerare, altrimenti potete determinare un tracollo di tutta la colonia, e assicuratevi che l’acqua sia tornata limpida: solo in questo caso potete procedere alla somministrazione di altre alghe, altrimenti aspettate che l’acqua torni limpida. In alternativa potete alimentare le Dafnie con qualche goccia di latte (diciamo un paio di gocce ogni litro di acqua della vaschetta), oppure con il lievito di birra, ma in questo caso correte il rischio di somministrarne troppo e fare danni. Io personalmente vi consiglio la coltura delle alghe unicellulari e se volete variare ogni tanto usate il latte.
Quando avrete preso la mano ad alimentarle nel modo corretto, e le condizioni di temperatura saranno ottimali (se le avete dentro potete mettere anche un termoriscaldatore nella vaschetta settando i 25 gradi classici), potete iniziare ad osservare le prime riproduzioni. Nel giro di qualche settimana avrete una colonia in espansione che vi fornirà sempre cibo vivo per i vostri pesci.
Per somministrarle in acquario potete utilizzare o un retino, che prenderà solo gli esemplari adulti e lascerà i giovani nel loro habitat, oppure una siringa da 60 ml senza ago. In questo secondo caso, dopo aver aspirato le Dafnie, conviene comunque passarle successivamente in un passino o filtro per lasciare che l’acqua torni nella vaschetta di provenienza e che le Dafnie saranno disponibili per i pesci immergendo il passino. Evitate così di inserire anche l’acqua delle Dafnie nel vostro acquario.
Come vedete allevare Dafnie è alla portata di tutti: dopo aver avviato bene il primo ceppo potete utilizzare anche altri recipienti per creare altre colonie in modo tale che se per qualsiasi motivo collassi la prima, avrete sempre altre vasche da cui attingere. Il vero nodo cruciale è davvero la capacità di alimentarle solo quando serve e senza eccessi che sarebbero nocivi.
In conclusione, sicuramente le Dafnie sono il cibo vivo più semplice da utilizzare e da allevare. Nello stesso tempo potrete alternarle spesso e volentieri nella dieta consueta che somministrate ai vostri pesci. Ad esempio potete preparare alla riproduzione una coppia un pochino restia, oppure allevare per bene degli avannotti. Insomma, potete davvero utilizzarle in diversi modi e in tutti i casi avrete dei benefici. Inoltre, anche se una colonia scompare improvvisamente, non buttate via l’acqua e non toccate la vaschetta: le Dafnie a volte emettono uova che torneranno a schiudersi non appena le condizioni torneranno favorevoli. Sono sicuramente il cibo vivo più facile in assoluto da ottenere e allevare: sono loro la prima vera esperienza verso il cammino dell’autoproduzione di cibo naturale. Alcuni addirittura le allevano per il semplice gusto di farlo, altri per lo scopo alimentare: in questo caso c’è chi addirittura gli lascia filtrare dei composti vitaminici per poi farli assumere indirettamente ai pesci che le mangeranno. Starà a voi stabilire in che maniera e in che grado avvalervi della collaborazione di questo solerte piccolo filtratore. Vi assicuro che provarci ne vale davvero la pena!