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Questo biotopo è senza dubbio molto particolare, soprattutto per le modalità di formazione. Una foresta amazzonica viene allagata a causa dell’affluenza di molti torrenti e fiumi nel Rio della Amazzoni. Tutto ciò accade in particolare a metà inverno e all’inizio della primavera, ovvero quando le piogge e lo scioglimento delle nevi aumenta la portata di tali corsi d’acqua. Il Rio delle Amazzoni quando giunge nelle pianure, difficilmente riesce a sopportare un afflusso così copioso e quindi rompe gli argini proprio nella zona circondata da numerose foreste pluviali. Queste foreste possono anche raggiungere i 10 metri di profondità, una volta allagate, e possiedono alberi che possono resistere facilmente all’inondazione. La vegetazione restante o cercherà di adattarsi o soccomberà alle acque. In ogni caso per molti alberi è l’occasione di far si che i propri semi vengano trasportati dalle acque altrove, per aumentare la densità della propria specie nella zona. Sicuramente molti semi verranno mangiati da creature acquatiche, ma accadrebbe la stessa cosa in maniera maggiore, con gli animali terrestri. Questi ultimi, quando avvengono queste inondazioni, riescono a salvarsi salendo rapidamente sugli alberi ed evitando vere e proprie stragi. Le zone allagate della foresta sono ricche di detriti ottenuti in particolare dalla decomposizione degli organismi vegetali sommersi. Tutto questo genera una fonte di cibo notevole per tanti piccoli animali che si cibano proprio di questi detriti. A loro volta, questi utilissimi animaletti, diventano una grande fonte alimentare per gli avannotti o piccoli pesci. Non è un caso che molti pesci preferiscono il periodo degli allagamenti per riprodursi: i nuovi nati avranno sempre a disposizione una grande fonte di cibo. E’ il caso di alcune specie di tetra, che depongono le uova e le fecondano poco prima dei sintomi dell’allagamento, in maniera tale che appena nati gli avannotti verranno portati dalla corrente nelle zone allagate, dove appunto potranno nutrirsi a volontà.
In generale, comunque, tutti i pesci amazzonici hanno un olfatto molto sviluppato, utilizzato soprattutto per localizzare i semi o i frutti che cadono dagli alberi della foresta. Infatti quando l’albero fa cadere questi elementi, emana anche sostanze chimiche che cadendo in acqua vengono facilmente captate dai pesci. Spesso si possono notare veri e propri raduni di pesci che sostano sotto un albero in attesa che qualche seme o frutto caschi in acqua. Sono queste, insieme agli insetti, le migliori fonti di cibo nella foresta amazzonica. Gli insetti, infatti, vengono spesso fatti cadere in acqua dalle inondazioni, divenendo ottimi pasti per molti pesci. Ad esempio, l’Arowana, che può raggiungere dimensioni notevoli, ha sviluppato un sistema visivo unico nel suo genere, avendo gli occhi sulla parte superiore della testa, per vedere subito quando un insetto cade sulla superficie dell’acqua e se ne ciba prevalentemente. In alcuni casi, la sua vista è così sviluppata che può identificare un insetto anche su piccoli rami e non raramente riesce a tirarlo giù in acqua con un balzo.
Tuttavia, gli afflussi di acqua nella foresta non durano per sempre, nel senso che già a metà estate le acque iniziano a ritirarsi, lasciando formare diverse pozze di acqua più o meno profonde. Intorno a queste pozze rimane ovviamente della terra asciutta. La maggior parte dei pesci riesce a tornare nel fiume alla fine dell’estate, ma molti altri rimangono intrappolati nelle pozze. I più fortunati rimangono in pozze che non si asciugheranno e sopravviveranno a questa specie di isolamento. Altri, invece vedranno la loro pozza prosciugarsi in maniera irreversibile e soccomberanno. Alcuni pesci gatto, ad esempio, hanno sviluppato delle caratteristiche che gli consentono di fuoriuscire e muoversi nel fango alla ricerca della via del fiume, per evitare una morte sicura. Altri ancora, si racchiudono nel fango in una specie di muco che li conserverà come in letargo fino alla prossima primavera, quando le acque torneranno ad allagare di nuovo le foreste.
Allestimento
Per ricreare in acquario questo biotopo, cercate innanzitutto di riprodurre il fondale tipico della foresta allagata. Quindi cercate di allestire un fondo ricco di nutrienti, con qualsiasi fondo fertilizzante di buona qualità, e soprattutto l’effetto della terra in acqua. Assodato che la presenza di un fondale terroso possa creare numerosi problemi alla qualità dell’acqua, scegliete la solita sabbia argentata o della ghiaia di quarzo possibilmente di colore scuro. Gettate in maniera disordinata dei pezzi di legno di vario genere, come ad esempio radice di torbiera, per ricreare l’effetto dei detriti numerosi sistemati sul fondo. Inoltre, considerate che molte zone della foresta allagata sono popolate da piante galleggianti: inserite ad esempio la lattuga d’acqua (Pistia Stratiotes) o i giacinti d’acqua (Eichornia Crassipes) per avere questo elemento scenico. Per quanto riguarda la qualità dell’acqua o comunque le caratteristiche da riprodurre, diciamo che sarebbe necessario avere un ph basso e una durezza altrettanto medio-bassa. In natura, queste condizioni vengono create dalla presenza di detriti che rilasciano acidi umici nell’acqua. Nel vostro acquario potete ottenere condizioni simili intervenendo con additivi chimici. Personalmente sono contrario a questa soluzione, che in molti casi produce solamente ulteriore inquinamento dell’acqua. Per ottenere un ph compreso tra 6 e 7 e un kh basso, consiglio di miscelare nelle giuste quantità, in base all’acqua di partenza, l’acqua del vostro rubinetto che di solito ha un ph elevato con acqua osmotica. Dalla loro miscelazione e dalla percentuale che utilizzerete dell’una o dell’altra, potrete ottenere i valori desiderati. Per allevare Discus, Scalari e Tetra, sono queste le condizioni da ricreare: acqua tenera e acida. Procedete nel modo descritto e non ve ne pentirete.
Le piante
Per quanto riguarda la vegetazione, sappiamo che nelle foreste allagate, le piante che rimangono sul fondo sono piante terrestri che riescono ad adattarsi a vivere nell’acqua: tutte le altre invece soccombono. Potete provare ad utilizzare qualche pianta semiterreste per riprodurre questa situazione in acquario, come ad esempio Acorus simile all’erba (acoro nano) e Ophiopogon (pianta da fontana), oltre a quelle a foglia più larga come Syngonium (edera comune), Dracaena (drago) e Spathiphyllum wallisii (spatifillo). Queste piante provengono tutte da zone che vengono allagate continuamente e quindi hanno sviluppato una certa adattabilità alla vita sommersa. Ma non vi fidate, mantenerle in salute è una bella impresa. Io vi consiglio di utilizzare piante acquatiche che possono comunque dare l’effetto che desiderate: pensate all’Echinodorus tenellus, Lilaeopsis novae zelandiae (praticello della Nuova Zelanda) o Eleocharis acicularis. Tutte riprodurranno l’effetto di erba sommersa dalle acque. Fornite un buon fondo fertilizzato e molta luce intensa e si diffonderanno formando dei veri e propri pratini. Per le altre zone dell’acquario potete utilizzare diverse specie di Hygrophila che daranno l’effetto delle piante terrestri sviluppando un fusto simile: pensate ad esempio alla Corymbosa o magari a anche ad altre specie di Echinodorus.
I pesci
Per quanto riguarda i pesci avrete molte scelte che potete effettuare. Gli esemplari da prendere in considerazione sono tuttavia gli stessi identici che abitano il bacino amazzonico, in quanto sono gli stessi che vengono spinti nelle foreste allagate. Sicuramente dovete rinunciare ai pesci di grandi dimensioni come gli Arowana o i Piranha, in quanto avranno sempre atteggiamenti aggressivi sia verso gli altri pesci che verso le piante. Inoltre dovrete dotarvi di una vasca di almeno due metri per poterli allevare e magari inserire piante resistenti come Microsorum pteropus e le solite anubias. Molto più appropriato per l’acquariofilo medio, sono i pesci di dimensioni minori. Ad esempio diverse specie di tetra possono essere molto interessanti. Essi occuperanno la zona centrale dell’acquario vivacizzando in gruppo tutto il contesto: pensate anche ai cardinali (Paracheirodon axelrodi) o i testa di fiammifero (Hemigrammus bleheri) che creano un bel contrasto con i substrati scuri e le radici di torbiera. Per la zona di superficie sicuramente una scelta particolare può essere rappresentata dai pesci accetta (le specie Carnegiella, Thoracocharax e Gasteropelecus sternicla). Anche loro vivono in branco ed hanno la caratteristica fisica di possedere un muscolo molto sviluppato sul ventre che gli consente di fare dei balzi notevoli fuori dall’acqua. In natura questa qualità garantisce di potere sfuggire ai predatori in maniera ottimale. In acquario questa esigenza non esiste edallora potrete vedere dei salti consistenti solo quando sono spaventati da qualcosa. Tenete quindi la vasca sempre chiusa, a meno di non voler qualche pesce accetta che vaga per la casa. Ma i veri protagonisti del biotopo amazzonico, qualunque esso sia, sono sempre loro: Discus e Scalari. Questi passano la maggior parte del loro tempo vicini alla superficie e al di la della loro forma insolita, sappiamo che raggiungono dimensioni notevoli, quindi fate attenzione a fornire una vasca bella spaziosa. Evitate di inserire in vasca pesci di dimensioni inferiori ai 3/4 cm in quanto molto probabilmente potrebbero essere mangiati. Se proprio desiderate tentare fateli cresce insieme e forse ridurrete la possibilità di vedere scomparire qualche cardinale dal vostro acquario. Anche i Discus crescono parecchio con una forma insolita a mezza luna. Anche loro rappresentano una scelta meravigliosa per qualsiasi scenario amazzonico, ma necessitano di ampi spazi e di condizioni dell’acqua ben precise. Oltre a dover riprodurre un’acqua acida e tenera, come anticipato, sarà fondamentale la pulizia della vasca e una alimentazione varia e specifica per poterli osservare nei loro colori migliori. I Discus avranno bisogno di nascondigli nella vegetazione e tra i rami di torbiera, e soprattutto di un ampio spazio per il nuoto. Anche la temperatura deve essere di almeno 28 C e nelle fasi riproduttive deve raggiungere almeno i 30. Infine, per il fondo, ottima soluzione sono i Corydoras, pesci gatto instancabili sempre alla ricerca di particelle di cibo nel substrato. Anche qui potete sbizzarrirvi con tutte le varie specie che sono disponibili in commercio. Inseriteli in gruppo di almeno 5 elementi: la loro azione sarà fondamentale non solo per evitare accumulo di cibo in acquario, ma anche per smuovere il fondo ed evitare zone anossiche e proliferare di alghe infestanti. Spesso ripuliscono anche le foglie delle piante da eventuali particelle sospese che inibirebbero l’acquisizione corretta della luce e quindi la fotosintesi. Inoltre, se volete avere altri esemplari molto particolari, fate un pensierino alle specie di Farlowella. Questi sono pesci gatto dal corpo molto particolare e affusolato che riescono a mimetizzarsi in maniera perfetta tra i rami caduti in acqua. Ovviamente non si muovono spesso per sfruttare questa loro dote e la sorpresa a volte diverte l’osservatore dell’acquario quando lo vedrà muoversi e capirà che in realtà è un pesce e non uno dei tanti rami dell’allestimento.