Questo biotopo prende spunto dall’incontro che avviene in natura, tra l’acqua dolce dei fiumi che sfociano nei mari, e appunto l’acqua salata che incontrano in questa fase di sbocco. Appare chiaro fin da subito che l’habitat che viene a formarsi è del tutto particolare, sfuggendo a diverse regole che di solito vengono applicate solo per l’acqua dolce. In generale possiamo però dire che la formazione di questa sorta di estuario salmastro può variare molto, per vari fattori, ma principalmente per l’effetto delle maree che possono avere diversa intensità e quindi spingere più o meno l’acqua salata all’interno del fiume. L’acqua salata è ovviamente più pesante di quella dolce, per la presenza di molti più sali. Quando avviene l’incontro, l’ultima scorre in superficie rispetto all’altra, quasi galleggiandogli sopra. Ne consegue che il miscelamento non è istantaneo e necessità di un pochino di tempo. Negli estuari molto profondi spesso assistiamo a condizioni di salinità bassa in superficie e molto elevata nel fondo per questo motivo. Inoltre, il continuo movimento delle maree verso il fiume e contemporaneamente la discesa di quest’ultimo verso il mare, genera ampie distese fangose, caratteristici di tale biotopo.
Appare ovvio che i pesci che popolano questi ambienti abbiano sviluppato nel tempo una certa resistenza agli sbalzi di salinità nell’acqua, cosa che avviene anche giornalmente e in maniera più o meno intensa. Un normale pesce d’acqua dolce morirebbe in breve tempo in questi ambienti a causa dell’eccessivo accumulo nel reparto renale dei sali assorbiti, con conseguente blocco degli organi. Tuttavia, anche i pesci marini avrebbero problemi a vivere in acqua dolce per il problema opposto: non sarebbero il grado di trattenere i sali presenti nel loro corpo e accumulerebbero molta acqua morendo per l’accumulo eccessivo di liquidi. I pesci che vivono in acqua salmastra sono in grado di fare l’una e l’altra cosa: trattengono i sali come quelli di acqua dolce, ma sono efficienti nell’espellerli come quelli marini. Sicuramente alcuni sono più efficienti di altri in queste capacità naturali, mentre molti altri ricercano zone di salinità più costante rispetto alle altre, in modo da sfuggire ad eccessive fluttuazioni.
Come detto, il fondale di questi ambienti è molto fangoso e formato anche dai numerosi detriti che vengono trasportati dal fiume. Questo rende il substrato parecchio ricco di sostanze nutritive: molti vermi, crostacei e filtratori, vivono costantemente sommersi alla ricerca di piccoli altri animaletti da mangiare. Quando le acque si ritirano e lasciano questo fango a contatto con l’aria, molti uccelli banchettano nella ricerca dei piccoli crostacei nascosti nello strato fangoso. Quando l’acqua torna a ricoprire il tutto, i crostacei e i bivalvi riemergono per cibarsi dei batteri accumulatisi. Per questo motivo, grazie alla presenza di molti di questi animaletti, proliferano molti pesci spazzini che non esitano a cibarsi dei piccoli abitanti.Tuttavia, in linea generale, al di là di queste situazioni particolari, possiamo dedurre che in molti tratti è possibile la convivenza tra specie d’acqua dolce e pesci marini, per il semplice fatto che come anticipato l’acqua marina scorre sul fondo dell’estuario. Quindi i pesci marini a volte risalgono la corrente del fiume, mentre quelli d’acqua dolce sostano in superficie. Per molti tratti quindi possono dividere lo stesso ambiente. Ovviamente tutto consiste nella loro capacità di seguire nel vero senso della parola le acqua che concedono condizioni di salinità adeguate. I pesci marini torneranno indietro quando le maree indietreggeranno, e di conseguenza i pesci d’acqua dolce avanzeranno e viceversa. Per quanto riguarda le piante, in questo contesto la vegetazione è totalmente assente, poiché non esiste per le piante la capacità che hanno i pesci di resistere a condizioni di salinità molto fluttuanti. Sebbene sembri un controsenso con un fondale molto ricco di nutrienti, non avremo esemplari di piante. Inoltre, la loro azione di ancoraggio al fondale fangoso lo renderebbe più “fisso” di quello che in realtà non è: il continuo spostamento delle masse d’acque esercitano uno spazzolamento vigoroso del fondo e le piante non avrebbero alcuna possibilità di radicare.
Allestimento
La riproduzione in acquario di un biotopo di questo tipo può essere abbastanza difficile e nello stesso tempo poco attraente, dovendo contenere fango e nessuna pianta. Si può sicuramente trovare dei compromessi, ma a quel punto con l’inserimento di qualche pianta, ci si discosta dall’origine. L’ambiente più facile da ricreare è quello con bassa salinità delle acque superficiali, in quanto anche diversi pesci di acqua dolce possono essere presi in considerazione. Più complesso è l’altro ambiente con concentrazione salina maggiore: qui potete comprendere pesci marini con l’aggiunta di qualche anemone.
Risulta essere possibile riprodurre il fondo fangoso con molte sabbie presenti sul mercato. La scelta migliore sarebbe una sabbia fine nera, che rende bene l’idea della situazione che ritroviamo in natura. In generale, se avete difficoltà a trovarla, utilizzate sabbia argentata e magari aggiungete qualche ghiaia scura a sprazzi, in modo da caratterizzare meglio il fondo. Fate attenzione però: il fondo sabbioso deve essere smosso almeno una volta a settimana per evitare che si creino zone anaerobiche che permettono il proliferare di batteri nocivi e di alghe nel substrato. Poiché l’acqua che dovete riprodurre ha una concentrazione salina consistente, utilizzate pure rocce calcaree. Esse rilasceranno sali e tamponeranno il ph che sarà sicuramente alto. L’acqua quindi sarà alcalina e molto dura. Per le rocce potete quindi sbizzarrirvi come meglio credete rispettando però le solite avvertenze: ancoratele bene al substrato e nel caso siliconatele tra loro se volete creare una rocciata, col solito silicone atossico. Gesso, calcare e marmo saranno delle ottime scelte.
Le piante
Come anticipato, se si volesse rispettare il biotopo, la presenza delle piante in acquario non dovrebbe essere contemplata. Fate così se volete attenervi all’originale il più possibile. Se al contrario non volete per nulla al mondo rinunciare ad un po’ di verde in vasca, considerate che la scelta dovrà essere ponderata. Infatti, non tutte le piante sopporteranno la concentrazione salina dell’acqua della vostra vasca. Quindi indirizzatevi verso piante molto resistenti: le solite anubias, felci di giava, ma anche Vallisneria e qualche sagittaria potrebbero proliferare. Il segreto è sperimentare e osservare: dopo qualche tentativo troverete sicuramente la specie che più si adatta al vostro acquario. Inoltre, tenete conto che se inserite pesci erbivori, Anubias e Microsorum sono le uniche vere piante che resisteranno alle loro attenzioni.
I pesci
Eccoci arrivati ai pesci. Generalmente l’acquariofilo ha una certa reticenza nell’allevare pesci di acqua salmastra perché li ritiene delicati e di difficile mantenimento. In verità è assolutamente vero il contrario: come sappiamo tali tipologie di pesci sono molto resistenti ed abituati geneticamente a gestire le continue variazioni, non solo di salinità nell’acqua, ma anche di temperatura e alcalinità. Sicuramente un fattore da tenere bene sott’occhio sono le condizioni in cui sono presenti al momento dell’acquisto, che quasi sicuramente non saranno uguali alle vostre. Applicate quindi un ottimo protocollo di inserimento in vasca, facendo abituare gli esemplari molto gradatamente alla salinità dell’acqua da voi riprodotta. Per quanto riguarda le specie che potete inserire, avete l’imbarazzo della scelta. Ottimi pesci da fondo possono essere Stigmatogobius sadanundio, un pesce pacifico che non raggiunge grandi dimensioni e che propone tutta una serie di comportamenti molto particolari che lo rendono interessante da osservare. Bellissimo e colorato è il pesce ape, Brachygobius doriae, che ha dimensione ancora più ridotte (5 cm), e numerose strisce gialle che si estendono su di un corpo completamente nero. Sebbene molto pacifico, deve essere tenuto in compagnia di altri piccoli pesci. Non consiglio il mini squalo, Arius Semanni, poiché raggiunge dimensioni notevoli e quindi adatto solo ad una vasca abbastanza capiente. In aggiunta a questi pesci da fondo, potete scegliere anche diversi ovovivipari che si adatteranno al vostro biotopo. Tra essi, il famoso Black Molly, oppure la splendida Poecilia velifera. Ma non solo i poecilidi sono adatti a questo scenario. Pensate ad esempio al Chanda ranga, il pesce di vetro indiano, anche se necessita di essere tenuto in gruppo per evitare bullismo in acquario. Invece, se il vostro problema non sono le dimensioni, oltre ad inserire il mini squalo, potete anche fare un pensierino ad altre specie come i Monodactylus e gli Scatophagus. Cresceranno fino a circa 15 cm e possono essere entrambe le specie territoriali ed aggressive: perciò allevatele in gruppi di almeno 5 elementi. Se poi volete davvero caratterizzare il vostro biotopo, sono sempre disponibili, anche nei negozi specializzati, diverse specie di pesce palla. Tra questi consigliabile è il Tetraodon biocellatus, capace di gonfiare il proprio corpo per spaventare i possibili nemici, in realtà in acquario è abbastanza tranquillo. Unica accortezza fornite sempre qualcosa da sgranocchiare (come qualche vongoletta) per permettergli di affilare i denti che in natura libera utilizzano per rompere il guscio di piccoli invertebrati e crostacei di solito presenti nel fondo fangoso.